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Milan, cosa diceva il verdetto Uefa: niente coppe europee per un anno

Milan Sentenza Uefa: la decisione sul settlement

Il club rossonero è stato estromesso per due stagioni dalle competizioni europee

Di Giordano Giusti
Pubblicato il 21 Lug. 2018 alle 11:00 Aggiornato il 21 Lug. 2018 alle 12:33
SENTENZA MILAN-TAS > RIBALTATO IL VERDETTO, ROSSONERI IN EUROPA LEAGUE

È arrivato il verdetto dell’Uefa: il massimo organismo del calcio europeo ha diramato un comunicato in cui si legge che “il club non potrà partecipare alla prossima competizione UEFA per club a cui è qualificata nelle prossime due (2) stagioni (una competizione sola nella stagione 2018/19 o in quella 2019/20, in caso di qualificazione)”.

Contro questa decisione il Milan potrà presentare ricorso al Tribunale Arbitrale dello Sport, secondo l’Articolo 34(2) del regolamento procedurale che governa l’Organo di Controllo Finanziario per Club UEFA, e secondo gli Articoli 62 e 63 degli Statuti UEFA.

 

Il 22 giugno si è celebrata a Nyon, in Svizzera, l’udienza davanti alla Camera giudicante della Uefa, chiamata a decidere sulle sanzioni contro la squadra rossonera.

Il club oggi è stato quindi escluso dalle coppe europee per due anni dopo la doppia bocciatura del Settlement Agreement, una proposta di “patteggiamento” con il quale la società avrebbe potuto concordare il percorso per rientrare nei parametri del Fair Play Finanziario.

Nei primi minuti dopo la pubblicazione della sentenza, c’è stata grande confusione sull’interpretazione della sanzione. Inizialmente si era pensato che gli anni di estromissione fossero due, ma la Uefa in realtà intendeva, nel suo comunicato, che il Milan non verrà iscritto alla prossima competizione Uefa (una sola) alla quale si qualificherà nelle prossime due stagioni. Quindi un anno di stop in totale, da scontare o l’anno prossimo o quello successivo.

La delegazione guidata dall’amministratore delegato Marco Fassone e dal direttore finanziario Valentina Montanari si era difesa chiedendo sanzioni meno dure di quella richiesta dalla Camera investigativa. “Speriamo vengano valutati fatti certi e non congetture” – spiegò Fassone all’uscita dall’udienza – “Non posso dire se ci sono sviluppi, sono fatti che riguardano l’azionista come tanti argomenti discussi oggi”.

Entrambe le parti hanno esposto le proprie tesi davanti ai cinque giudici della Camera giudicante, che si è poi riservata di decidere nel giro pochi giorni. Poi la sentenza di oggi che ha tagliato le gambe al Milan.

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