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Hamilton: “Da bambino sono stato bullizzato perché nero”

Il campione della Mercedes Lewis Hamilton prima di un Gp di Formula 1 (Credit: ANSA)
Di Anton Filippo Ferrari
Pubblicato il 8 Giu. 2020 alle 10:47

Halmilton: “Bullizzato perché nero”

Il pilota della Mercedes, Lewis Hamilton, tra i più vincenti e ricchi della Formula 1, da bambino è stato bullizzato perché nero. A rivelarlo è stato lo stesso campione britannico, l’unico a criticare colleghi e scuderie della F1 per non aver preso posizione dopo la morte di George Floyd, e tra i personaggi famosi più attivi a sostegno del movimento “Black lives matter”. “Ho letto molto ogni giorno per cercare di saper il più possibile di quello che è successo nella nostra lotta contro il razzismo, e questo ha riportato alla memoria tanti dolorosi ricordi della mia gioventù – le parole di Lewis Hamilton su Instagram -. Memorie intense delle sfide che ho affrontato quando ero bambino, come credo che molti di voi che abbiano sperimentato il razzismo o qualsiasi tipo di discriminazione abbiamo vissuto”.

Hamilton prosegue e spiega che non ha mai rivelato prima di essere stato bullizzato, perché “mi è stato insegnato a tenermi le cose dentro, non mostrare debolezze, uccidere gli altri con l’amore e poi batterli in pista. Ma lontano dai circuiti sono stato bullizzato, picchiato, e il solo modo per rispondere a questo è stato imparare a difendermi, così ho imparato il karate – ha scritto -. Ma gli effetti psicologici negativi non possono essere misurati”.

Hamilton contro il razzismo

Il pilota della Mercedes in questi giorni ha fatto sentire più volte il suo sostegno alle proteste scoppiate dopo la morte di George Floyd. “Vogliamo solo vivere, avere le stesse possibilità a livello di istruzione, e non aver paura di passeggiare per strada, andare a scuola o in un negozio. Ce lo meritiamo come chiunque altro. L’uguaglianza è fondamentale per il nostro futuro – le parole di Hamilton -. Non possiamo smettere di portare avanti questa battaglia e io per primo non mollerò mai. L’importante è rimanere uniti. Mi ero chiesto perché il 2020 sembrasse così sfortunato sin dall’inizio ma ora sto cominciando a pensare che potrebbe essere l’anno più importante delle nostre vite. Un anno in cui poter finalmente cominciare a cambiare l’oppressione sistematica e sociale delle minoranze”.

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