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    Ancora niente visto per il Regno Unito: Abramovich potrebbe diventare un cittadino israeliano

    Il patron del Chelsea Roman Abramovich

    Il magnate russo sarebbe sbarcato a Tel Aviv per finalizzare le pratiche necessarie

    Di Anton Filippo Ferrari
    Pubblicato il 28 Mag. 2018 alle 17:24 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 21:10

    Secondo quanto riportano i media israeliani, Roman Abramovich potrebbe diventare un cittadino d’Israele. Il patron russo del Chelsea da mesi non riesce a tornare in Gran Bretagna dato il suo visto scaduto e non ancora rinnovato dal paese anglosassone.

    Un grosso problema per l’imprenditore di origine ebraica, molto legato al governo russo, che faceva base a Londra. Date le grosse difficoltà, l’oligarca starebbe quindi cercando di ottenere la cittadinanza israeliana. A tale scopo starebbe già costruendo a Tel Aviv, dove sarebbe arrivato nella giornata di giovedì, un gigantesco palazzo nel quartiere di Neve Tzedek.

    Notizie che, però, per ora, non sono state confermate dal ministero israeliano per l’immigrazione.

    Una rogna, quella del mancato rinnovo del visto inglese, che non ha permesso al numero uno dei Blues di assistere alla vittoria dei suoi ragazzi (allenati da Antonio Conte) nella finale di FA Cup contro il Manchester United di Mourinho e che gli avrebbe fatto sfumare qualche affare.

    Intoppo burocratico che potrebbe essere legato alla tensione affatto sopita fra Londra e Mosca dopo l’avvelenamento dell’ex spia russa Sergei Skripal, ora cittadino britannico, e di sua figlia, ancora cittadina russa ma avvelenata con un agente chimico appena arrivata in Gran Bretagna. Una vera e propria crisi diplomatica che si è tradotta in sanzioni.

    Londra non è una città qualsiasi per Abramovich. Oltre a viverci, il magnate russo ha investito diversi miliardi di sterline nella City dove, oltre ad aver comprato una squadra di calcio, ha acquistato giornali e investito nel mattone.

    Il suo patrimonio – 9,3 miliardi di sterline – però è indissolubilmente legato ai suoi rapporti con il Cremlino che affondano le sue radici negli anni novanta. Lo staff del miliardario russo, 51 anni, ha rifiutato qualsiasi commento.

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