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Rai, due consiglieri chiedono di bloccare il programma di Luca Barbareschi. La replica: “Contro di me censura preventiva”

Di Anton Filippo Ferrari
Pubblicato il 27 Mag. 2023 alle 17:20

Rai, due consiglieri chiedono di bloccare il programma di Luca Barbareschi

Bloccate il programma di Luca Barbareschi su Rai 3. La richiesta è arrivata nelle scorse ore alla presidente del cda della Rai, Marinella Soldi. A farla, secondo il Corriere della Sera, sono stati i due consiglieri di amministrazione dell’emittente pubblica, Francesca Bria (Pd) e Riccardo Laganà (dipendenti Rai).

“Dai piani di produzione e trasmissione 2023 del genere Cultura risulterebbe prevista la seconda serie della trasmissione In Barba a tutto. In un’intervista del maggio scorso, il conduttore Barbareschi ha dichiarato: “Le attrici che denunciano molestie cercano pubblicità”. Il riferimento era alle attrici di Amleta, l’associazione che contrasta la disparità e la violenza di genere nel mondo dello spettacolo, il cosiddetto #MeToo italiano”, spiegano i due consiglieri nella lettera al vertice Rai. Per poi mettere in evidenza le proteste che sono scoppiate in quei giorni contro le dichiarazioni dell’attore. A partire dalle attrici e dagli attori che nelle scorse settimane hanno organizzato un sit-in di fronte al suo teatro Eliseo denudandosi al coro di “Lo stupro non è un barbatrucco” e “I trucchi barbareschi li prendiamo a calci nelle palle”.

I due consiglieri invitano quindi a porre ulteriore attenzione alla gravità delle parole di Barbareschi e “alla luce delle policy di valorizzazione e tutela delle donne volute e sostenute con fermezza da questo cda, nonché per evitare danni di immagine e ulteriori polemiche per il servizio pubblico, va valutato dagli attuali vertici la cancellazione del programma in oggetto”. Bria e Laganà, come sottolinea il Corriere delle Sera, non solo vogliono lo stop, ma hanno anche chiesto che il budget previsto per il programma vada ad un altro che approfondisca il tema della violenza contro le donne.

La risposta di Barbareschi

Nel pomeriggio è poi arrivata la risposta di Luca Barbareschi. “Momenti comici in Rai. Io non ho nessun contratto e quindi quella che vediamo è censura preventiva sulla base di un mio legittimo pensiero, tra l’altro assolutamente rispettoso delle donne – le parole dell’attore e produttore -. Il mio programma televisivo è in palinsesto anche se non è stato ancora firmato il contratto. Se questo accadesse, dovrei fare causa ai consiglieri per il danno recato all’azienda, visto che la precedente edizione del programma ha avuto ottimi risultati”.

Poi ha aggiunto: “Qualcuno ha bisogno di pubblicità. Mentre Fabio Fazio e Lucia Annunziata fanno le vittime senza che nessuno li avesse cacciati, il primo è miliardario e la seconda forse avrà un futuro – spero per lei – nelle prossime europee del Pd, il sottoscritto produce per la Rai The Palace di Polanski e The Penitent di Mamet, Black Out, la serie per Rai 1, e La luce nella masseria per le celebrazioni dei 70 anni della Rai. Nei miei prodotti ci sono tante protagoniste femminili, italiane e non, e non persone che vogliono farsi pubblicità. Come diceva Ida Magli, antifemminista convinta e grande sostenitrice della dignità della donna (si può leggere il suo libro sul tema) ‘La festa della donna non è l’8 marzo ma tutti i giorni'”.

Infine Luca Barbareschi si scaglia contro la dem Bria: “Mi auguro che non faccia parte della nuova Cancel Culture Woke. Le auguro un futuro democratico in cui le scelte sessuali non siano pregiudizievoli nei confronti di chi è diverso nelle parole o nei fatti e che invece assieme si combatta la lotta alla pedofilia e si incarcerino quelli che la praticano. Io – ha proseguito – ci ho provato con la mia legge fatta col presidente Napolitano e con il trattato di Lanzarote. Ma molti resistono in luoghi di potere e malgrado gli interventi di Fbi e Scotland Yard e della eccellente polizia postale italiana non siamo riusciti a farli arrestare. Combattiamo insieme le vere vittime e diffidiamo di chi abusa del nome della donna che nessuno più di me può venerare”.

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