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Irene Vella, chi è la scrittrice di “Un chilo alla volta”: “L’obesità è una malattia”

Di Marco Nepi
Pubblicato il 1 Giu. 2023 alle 12:54 Aggiornato il 1 Giu. 2023 alle 12:56

Irene Vella, chi è la scrittrice di “Un chilo alla volta”: peso, obesità, chili, chirurgia, libro

Irene Vella è una giornalista e scrittrice, che ha da poco pubblicato il libro Un chilo alla volta, la sua battaglia contro l’obesità e il peso in eccesso che le aveva rovinato la salute. Irene infatti era arrivata a pesare 120 chili, con il colesterolo a 300 e problemi a camminare. La sua è una storia di rinascita e ricostruzione, e di come ha saputo riprendersi in mano la sua vita.

“Ho deciso di scrivere questo libro perché la nostra società è spesso grassofobica, in grado di farti sentire sbagliata anche quando non lo sei”, ha raccontato in un’intervista. Irene Vella si è sottoposta a un delicato intervento chirurgico, la sleeve gastrectomy, una resezione gastrica intestinale, orientata sì alla perdita di peso, ma soprattutto indirizzata al tubo digerente, per ridurre la produzione di alcuni ormoni responsabili della fame e “risvegliare” quelli che regolano il senso di sazietà.

Dai 75 chili del suo peso forma ai 120 che la stavano uccidendo, “andata e ritorno dalla prigione dell’obesità”. Una storia non facile quella di Irene. Un rene espiantato nel 2003 per donarlo al marito Luigi Pagana, allenatore di calcio. Un secondo trapianto per il coniuge dopo che il primo organo era esploso. Una gravidanza cominciata a soli tre mesi dall’intervento chirurgico incrociato. Un aborto terapeutico che le fece perdere la seconda figlia. Un aborto spontaneo di due gemelli. Una menopausa precoce sopraggiunta a soli 39 anni. Una sequela di diete, tentate e fallite, durata un ventennio.

In un’intervista a Oggi ha detto: “A me è sempre piaciuto mangiare. Sono stata magra per 30 anni e grassa per più di 20. Ero felice? Mangiavo. Ero triste? Mangiavo il doppio. Il cibo è il mio rifugio. A un certo punto volevo divorare la malattia di mio marito. Invece lei ha divorato me”. Una droga insomma.

“Avevo sulle spalle uno zaino del peso di 45 chili, con il colesterolo a 300. Il dolore alle articolazioni m’impediva di camminare. La polisonnografia aveva accertato 240 apnee per notte, la più lunga di 120 secondi. Due minuti senza respiro. Per non soffocare, dormivo con la Cpap, un ventilatoremeccanico. L’umiliazione peggiore l’ho provata quando, per allacciarmi le scarpe, ho dovuto chiamare mio figlio”.

Poi l’operazione: “Mi ha tagliato via per sempre l’80 per cento dello stomaco. Ora lì dentro non posso farci stare più di 150 grammi di proteine e carboidrati. In otto mesi, un chilo alla volta, sono tornata al peso forma. La testa non era allineata con lo stomaco. Il giorno che ho visto i miei mangiare spaghetti alla carbonara, ho pianto sul brodino. Prima mi spazzolavo da sola 3 etti di pasta, non avevo il fondo. Oggi l’odore del guanciale mi disgusta”.

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