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A che ora inizia la Messa di Beatificazione del giudice Livatino: l’orario su Rai 1 e Tv2000

Di Antonio Scali
Pubblicato il 9 Mag. 2021 alle 08:34

A che ora inizia la Messa di Beatificazione del giudice Livatino: l’orario

A che ora inizia la Messa di Beatificazione del giudice Rosario Livatino in programma oggi, domenica 9 maggio 2021? L’orario di inizio della solenne cerimonia è previsto per le ore 10, dalla Cattedrale di Agrigento. A presiedere la Messa il cardinale Marcello Semeraro, prefetto della Congregazione delle cause dei santi. Sarà possibile seguire la celebrazione di Beatificazione in diretta dalle 10 su Rai 1 e Tv2000, in streaming su RaiPlay. Il giudice Livatino è stato ucciso dalla mafia il 21 settembre 1990. Il 22 dicembre papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto che ne riconosce il martirio “in odio alla fede”. Dalle ore 12 sugli stessi canali sarà possibile seguire la recita del Regina Coeli da Piazza San Pietro con Papa Francesco.

Chi era il giudice Rosario Livatino

Abbiamo visto a che ora inizia e dove vedere la cerimonia di Beatificazione di Rosario Livatino, ma chi era il giudice ucciso dalla mafia il 21 settembre 1990? Si è scelto di beatificarlo il 9 maggio perché ricorre l’anniversario della visita nel 1993 di San Giovanni Paolo II ad Agrigento, con la sua famosa “invettiva” contro la mafia: “Dio ha detto una volta: non uccidere. Non può l’uomo, qualsiasi uomo, qualsiasi umana agglomerazione, mafia, non può cambiare e calpestare questo diritto santissimo di Dio. Nel nome di Cristo, mi rivolgo ai responsabili: convertitevi! Un giorno verrà il giudizio di Dio!”. Poche ore prima il Pontefice aveva incontrato i genitori di Livatino.

Papa Francesco nell’udienza al Consiglio superiore della magistratura, il 17 giugno 2014, aveva definito il giudice “testimone esemplare, giudice leale alle istituzioni, aperto al dialogo, fermo e coraggioso nel difendere la giustizia e la dignità della persona umana”. Rosario Livatino venne ucciso mentre da solo, sulla sua utilitaria, si stava recando da Canicattì, doveva viveva coi genitori, al tribunale di Agrigento. Senza scorta, che, pur cosciente delle minacce, non aveva mai voluto perché, spiegava “non voglio che altri padri di famiglia debbano pagare per causa mia”, accettando così il martirio.

La motivazione che spinse i gruppi mafiosi di Palma di Montechiaro e Canicattì a colpire il servo di Dio, si legge nel documento che ha annunciato la decisione di papa Francesco, “fu la sua nota dirittura morale per quanto riguarda l’esercizio della giustizia, radicata nella fede. Durante il processo penale emerse che il capo provinciale di Cosa Nostra Giuseppe Di Caro, che abitava nello stesso stabile, lo definiva con spregio “santocchio” per la sua frequentazione della Chiesa. Dai persecutori era ritenuto inavvicinabile, irriducibile a tentativi di corruzione proprio a motivo del suo essere cattolico praticante”.

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