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Storie di scrittori che sono diventati registi

Lo scrittore Donato Carrisi in veste di regista

Breve viaggio tra gli autori che hanno tradotto in immagini i loro libri in occasione dell'evento di preapertura della Festa del Cinema di Roma, La ragazza nella nebbia, romanzo diventato un film

Di TPI
Pubblicato il 27 Ott. 2017 alle 18:35 Aggiornato il 27 Ott. 2017 alle 18:37

Breve viaggio tra gli autori che hanno tradotto in immagini i loro libri in occasione dell’evento di preapertura della Festa del Cinema di Roma, La ragazza nella nebbia, romanzo diventato un film

Come nella scorsa edizione, anche quest’anno la Festa del Cinema di Roma, che si svolge dal 26 ottobre al 5 novembre, ha proposto in anteprima alcuni film come eventi di preapertura della manifestazione. Uno di questi è La ragazza nella nebbia di Donato Carrisi.

Per il suo esordio dietro alla macchina da presa, lo scrittore di Martina Franca ha adattato per il grande schermo uno dei suoi romanzi di maggior successo. E il risultato è più che soddisfacente. Il neoregista padroneggia con disinvoltura il nuovo mezzo, al quale in realtà non era del tutto estraneo, come ha confessato lui stesso: «Sono nato sui set come sceneggiatore e producer, conosco da tempo la cosiddetta “macchina cinema”.

Questo film rappresenta per me un ritorno a casa, sul luogo del primo delitto». Del resto La ragazza nella nebbia, prima ancora di diventare un libro, era stato pensato proprio per il cinema. «Lo avevo scritto tempo fa in forma di sceneggiatura», ha rivelato Carrisi, «era nato per diventare un lungometraggio, ma è diventato prima un libro, come avvenne per il mio thriller Il Suggeritore: il copione scritto direttamente per il cinema venne rifiutato da tutti i produttori a cui mi ero rivolto e lo trasformai in un romanzo».

La ragazza nella nebbia è ambientato ad Avechot, un tranquillo paesino di poche anime a ridosso delle Alpi, che improvvisamente finisce al centro delle cronache nazionali perché una ragazza di sedici anni, Anna Lou, è svanita nel nulla dopo essere uscita di casa per recarsi in parrocchia.

Del caso si occupa l’ispettore Vogel (Toni Servillo), un poliziotto cha ha l’abitudine di condurre le indagini servendosi del potere e del fascino perverso dei media. Così in poco tempo sotto i riflettori finisce il colpevole ideale, un professore di liceo (Alessio Boni) che insegna nella stessa scuola frequentata da Anna Lou, della quale continua a non esserci traccia, nemmeno del suo corpo.

Ma i misteri che avvolgono la vicenda sono tanti e nella fitta coltre di nebbia che copre Avechot e la vita dei suoi abitanti si nasconde un intricatissimo groviglio di segreti che viene dal passato.

Donato Carrisi, giallista prestato temporaneamente (o forse no) al cinema, non è il primo scrittore ad aver deciso di tradurre per lo schermo un suo lavoro letterario. Prima di lui, in tempi recenti, aveva fatto la stessa scelta Carlo Lucarelli, tra l’altro collega anche di “genere”. Nel 2011 l’autore di thriller di successo come Almost Blue e Il giorno del lupo, ha messo in immagini il suo libro del 1999 L’isola dell’angelo caduto.

Anche Alessandro Baricco ha esordito nella regia cinematografica nel 2008 con Lezione ventuno, pellicola che ruota attorno al professore universitario Mondrian Kilroy, personaggio del suo romanzo City (1999), e a una sua lezione, la numero 21, sulla Nona sinfonia di Beethoven.

Spostandoci in Francia, Michel Houellebecq, noto per Le particelle elementari, dopo aver firmato tre cortometraggi, nel 2008 si è cimentato anche sulla durata più lunga con la trasposizione cinematografica del suo romanzo omonimo La possibilità di un’isola.

Rebecca Miller, invece, figlia del grande drammaturgo Arthur, ha prima debuttato alla regia, nel 1995, con Angela, e poi, nel 2002, è tornata dietro alla macchina da presa per dirigere Personal Velocity, tratto dal suo romanzo omonimo, film che ha ottenuto diversi riconoscimenti a livello internazionale, a cominciare dal premio conseguito al Sundance.

Facendo un salto temporale di parecchi anni indietro, c’è infine un caso letterario e cinematografico che è entrato nei libri di storia. Si tratta di E Johnny prese il fucile, capolavoro pacifista e antimilitarista pubblicato nel 1939 da Dalton Trumbo e da lui stesso portato sullo schermo trentadue anni più tardi, nel 1971, quando finalmente lo scrittore, sceneggiatore e regista venne riabilitato dopo aver attraversato l’inferno negli anni del maccartismo, di cui fu una delle vittime più illustri.

by cinecorriere.it

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