La 23esima edizione dell’Ischia Film Festival si avvia verso la chiusura. In programma stasera la cerimonia finale, la consegna dei premi e la proiezione di Parthenope di Paolo Sorrentino alla presenza della protagonista, Celeste Dalla Porta.
Ieri è stato il giorno di Marco Giallini, volto amatissimo di cinema e tv, che è approdato sull’isola, accompagnato dai suoi figli, portando con sé un’esplosione di vitalità, ironia, ed un pizzico di follia che ha travolto tutti.
L’attore romano ha incontrato gli studenti dell’Accademia di Belle Arti di Napoli in una masterclass moderata da Gianni Canova che si è tenuta alla Colombaia, l’ultima dimora di Luchino Visconti. “Un posto magnifico che mi ha affascinato – ha detto Giallini. Il direttore artistico della rassegna, Michelangelo Messina, mi ha condotto nel labirinto di piante che la circondano fino alla tomba di Visconti. Per me è stato un colpo al cuore: non so spiegare l’energia di Ischia, si respira l’arte nell’aria. È come se il cinema avesse lasciato un’impronta indelebile su questa terra.”
In serata ha incontrato il pubblico prima della proiezione de La città proibita di Gabriele Mainetti al castello Aragonese, action movie con Enrico Borello, Yaxi Liu, Sabrina Ferilli e Marco Giallini nei panni di Annibale un piccolo delinquente dell’Esquilino a cui l’attore fornisce una caratterizzazione dolente e smarrita.
“È stata una delle esperienze migliori della mia vita. È un action movie che non ha nulla da invidiare al cinema d’oltreoceano – ha continuato Marco Giallini, ricordando la sua amicizia con Gabriele Mainetti, che risale ai tempi in cui entrambi recitavano nella Nuova Squadra che si girava a Napoli, andata in onda su Raitre dal 2008 al 2011
“L’amicizia con Gabriele è nata proprio ai tempi della fiction Rai. Essere diretti da lui però è tutt’altra cosa. Di per sé è gratificante – ha raccontato – ma lui non ti gratifica affatto. È un autore di un’altra categoria, molto tosto, ma d’altronde per girare certe scene non puoi essere tenero.”
Artista eclettico e fuori dagli schemi, si è laureato a trentasette anni in Lettere e Filosofia, Giallini ha molte passioni: la cucina con cui delizia i suoi amici, le moto, la fede romanista e soprattutto la musica: “Ho uno studio di registrazione sotto casa. Suono la batteria, ne ho quattro e la chitarra. Sono un rocker vero…. (ridendo) Ho duettato con Paola Turci e mi sono esibito con Francesco De Gregori al teatro della Garbatella.”
Dopo più di 40 anni di carriera, il suo sogno sarebbe: “Lavorare di nuovo con Paolo Sorrentino, con cui non collaboro dai tempi de L’amico di famiglia. Ma sono soddisfatto anche così: ho fatto film impegnati, d’autore, qualche commedia, ho interpretato il cattivo ed anche il buono e mi è piaciuto fare tutto. L’unica cosa che non farei mai è mettermi dall’altra parte della telecamera: il regista è un mestiere difficile, in cui non mi sentirei totalmente padrone della storia, troppo soggetta al parere del pubblico, mentre, quando interpreto un ruolo, so perfettamente come muovermi.”
E le serie come Rocco Schiavone? “Senza Schiavone sarei morto! Cominceremo a girare la settima stagione tra metà febbraio ed inizio marzo. Adoro Aosta, contrariamente a quanto fa credere il mio personaggio. Ho ricevuto anche le chiavi della città. Da non credere! Di tutto questo devo ringraziare Antonio Manzini, l’autore dei romanzi da cui è tratta la serie.
Anche lui era un attore però non l’ho mai incrociato prima. L’ho conosciuto in questa occasione anche perché Manzini scrive la sceneggiatura della serie insieme agli altri autori e pian piano in questi anni abbiamo imparato a conoscerci e a volerci bene.”
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