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Jerry Calà: “Non faccio più cinema perché dicono che puzzo di morto”

Il popolare attore si è raccontato ai microfoni di Radio Due

Di TPI
Pubblicato il 28 Ott. 2018 alle 22:10 Aggiornato il 28 Ott. 2018 alle 23:19

Il popolare attore comico Jerry Calà, 67 anni, si è raccontato ai microfoni di Rai Radio2 nel corso de “I Lunatici”, programma condotto da Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio, in diretta ogni notte dall’1.30 alle 6.00 del mattino.

Calà ha fornito la sua versione dei fatti su un racconto di Mara Venier la quale aveva dichiarato che nel giorno del loro matrimonio lo beccò in bagno intento ad amoreggiare con un’altra donna:

“Non è vera quella storia. Mara è una burlona. Era una festa che avevamo fatto con gli amici, mi ha beccato che ha parlato con una fitto fitto in bagno. Non che ci facevo cose. Invoco la Var, la moviola in campo”, le sue parole.

“Sai quando hai un po’ bevuto, ti avvicini e ti metti a parlare con una. Lei mi ha beccato, ha frainteso e mi ha riempito di botte. Cosa che tra le altre cose non dice mai”, ha aggiunto.

Poi sul fenomeno #metoo: “Anche in questo caso – ha ironizzato – ci vorrebbe la Var sul posto per capire cosa veramente è successo. L’unica cosa che mi viene da dire è che mi sembra strano che in Italia abbiano accusato solo uno”.

“Vi spiego io come stanno le cose: quelli che fanno queste cose, sono quelli che non contano nulla – ha aggiunto -. Queste cose le fanno gli sfigati, gli ‘pseudosegretari’ che millantano amicizie, sono loro che vanno a intortare le povere ragazzine che sognano di entrare nel mondo del cinema”.

“Uno che conta davvero ci pensa un pochino prima di compromettere la propria immagine – le parole di Calà -. Comunque io a X Factor Asia Argento l’avrei tenuta. E’ molto brava”.

Jerry ha poi parlato del suo desiderio di tornare sul grande schermo: “Mi piacerebbe fare più cinema, fortunatamente so fare un mestiere che ho imparato da piccolo. So ballare, cantare, recitare e quindi mi salvo sempre. Però dire che non mi piacerebbe fare ancora cinema mi renderebbe ipocrita”.

“Viviamo in un’Italia che rispetto ad altri Paesi è provinciale. Altrove gli attori che hanno una storia vengono tenuti da conto e coccolati, vengono chiamati per fare delle parti anche come genitori o come nonni. Qui invece si dice che uno puzza di morto”, ha aggiunto.

“Per fortuna la gente mi ama, c’è discrasia tra quello che pensano i funzionari e i produttori e quello che pensa la gente. Se la gente non mi volesse bene non farei 120 spettacoli l’anno”, ha precisato.

“In Italia manca il coraggio. L’unico che ce l’ha è Zalone, e infatti fa incassi pazzeschi. Lui è l’unico che ha il coraggio di essere politicamente scorretto, tutti gli altri si atteggiano, fanno i radical chic, però non fanno più ridere – ha detto -. Noi negli anni 80 ce ne fregavamo di tutto. Per questo certi film tra quelli che ho fatto io un sacco di gente li conosce a memoria”.

Infine Calà ha parlato del suo rapporto con la notte: “E’ un rapporto erotico, ma anche lavorativo. Da quando faccio meno cinema giro l’Italia nei teatri, nei club, nelle piazze. Di notte viaggio, incontro gente, vedo il pubblico. La notte è il mio habitat”.

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