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Chet Baker, 90 anni fa nasceva un mito del cool jazz: un talento cristallino in una vita di eccessi

Di Carmelo Leo
Pubblicato il 23 Dic. 2019 alle 06:20

Chet Baker, 90 anni fa nasceva un mito del cool jazz: la sua vita di eccessi

Oggi, 23 dicembre, avrebbe compiuto 90 anni Chet Baker, trombettista e cantante jazz americano che più di tutti ha incarnato il mito dell’angelo maledetto. Con uno stile lirico, ma semplice e diretto, una voce fantastica e una vita di eccessi, la sua è stata una parabola decisamente fuori dal comune. Che gli ha permesso, però, di scrivere una pagina innovativa della storia di un genere che sembrava aver dato tutto.

La strada che ha portato Baker, nato nel 1929 a Yale (Oklahoma), al grande successo nel cool jazz è stata costellata di imprevisti, cadute e risalite. Era figlio d’arte: il padre era un chitarrista di professione, la madre suonava il pianoforte. Eppure, il primo strumento che Baker ebbe tra le mani fu un trombone, a 14 anni, suonato in modo molto impacciato. Andò molto meglio, invece, con la tromba.

Nonostante la famiglia di musicisti, Baker ebbe una scarsa educazione musicale. Ma a compensare c’era un talento naturale che lo portò da autodidatta a sviluppare un orecchio assoluto. Perfezionò la sua arte nella banda dell’esercito degli Stati Uniti, prima di essere considerato inadatto alla vita militare dopo alcuni test psichiatrici.

Quella che sembrava una sconfitta si rivelò una fortuna: Chet finì sotto l’ala protettiva del grande sassofonista Charlie Parker e poi creò un quartetto con Gerry Mulligan. Gli anni Cinquanta rappresentano l’apice della musica di Baker. Per la prima volta, non c’era l’accompagnamento del pianoforte: ma fu proprio questo a rendere storici il suo jazz morbido e la sua voce indimenticabile. La sua bellezza fece il resto, portandolo anche (in un’unica occasione) a Hollywood con il film “Hell’s Horizon” nel 1955.

Il successo, però, presentò presto il suo conto. Che per Baker ebbe il colore della droga e l’odore dell’alcol. Così, mentre il trombettista si esibiva in tutta Europa, cadeva sempre di più nelle sue dipendenze. Decise di lasciare gli Stati Uniti, ma anche in Europa non ebbe miglior fortuna. Arrivò anche in Italia, ma nel 1960 finì addirittura in carcere, a Lucca. Ci rimase per 16 mesi. Non andò meglio in Regno Unito e Germania Ovest, da dove venne addirittura espulso.

Tornato negli Usa, Baker smise di suonare. Perdette i denti anteriori: lui disse per una rissa, qualcuno puntò il dito contro l’eroina. Nel 1966 finì a lavorare in un distributore di benzina, dove venne trovato e salvato dal collega Dizzy Gillespie. Imparò a suonare la tromba con la dentiera, ma il suo ritorno alla musica non fu entusiasmante. E la droga non lo abbandonò mai, fino a quel 13 maggio 1988 quando volò – in circostanze mai del tutto chiarite – da una finestra del Prins Hendrik Hotel di Amsterdam. L’ultimo volo di un artista dalla voce d’angelo e il cuore pieno di spettri.

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