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Verso uno Ior 2.0

Bilancio online, sito web, comunicazione istituzionale. Un solo obiettivo: la "white list" di Moneyval

Di Raffaele Buscemi
Pubblicato il 14 Mag. 2013 alle 19:10

Se provate a cercare sul sito ufficiale della Santa Sede non ne troverete traccia nella homepage o altrove. C’è anche una sezione sulla centrale telefonica del Vaticano ma non sullo Ior. Se provate a usare la funzione di ricerca interna usando come parole chiavi “Ior” o “Istituto per le Opere di Religione” verrete rimandati semplicemente ad alcuni comunicati stampa in cui lo si cita indirettamente.

Nel mondo del web 2.0 se non trovi una cosa su Google questa potrebbe anche non esistere. Tanto più se parliamo di una banca. Lo Ior fino ad oggi, di fatto, è più una entità misteriosa piuttosto che la banca ufficiale dello Stato del Vaticano. Tutti sanno che esiste ovviamente, anche per i noti casi che hanno portato diversi scandali tra le mura petrine, ma non c’è modo di sapere come funzioni o come operi.

Per questo motivo, come prima decisione del nuovo presidente dell’Istituto Opere di Religione, Ernst von Freybergnel, lo Ior entrerà nel World Wide Web. Entro fine anno lo Ior avrà un sito internet in cui verrà pubblicato, tra altri documenti, anche il bilancio. 

Il tortuoso percorso che sta portando la banca vaticana all’ingresso nella “white list” di Moneyval finora è costato la testa al precedente direttore, Ettore Gotti Tedeschi, caduto in una faida interna: non tutti in Vaticano sono d’accordo con questa road map verso l’integrazione con il sistema bancario internazionale e le sue leggi sulla trasparenza. Si pensa infatti che le leggi che regolano il mercato internazionale non si adattino alla particolarità dello Santa Sede. In più, proseguendo in questo percorso, il Vaticano perderà una parte della sua capacità di manovra e la massima autonomia per quanto riguarda le situazioni finanziarie. Autonomia e riservatezza di cui in molti, sotto al Cupolone, sono gelosissimi. 

D’altra parte il processo voluto fortemente da Benedetto XVI che come ultimo atto ufficiale da Pontefice ha eletto il nuovo presidente dello Ior, scegliendo un non italiano, fa capire chiaramente come si fosse arrivati a un punto di estremo imbarazzo circa molti movimenti di denaro sospetto o frequentazioni passate non proprio all’insegna della trasparenza. 

Non è finita qua: l’Istituto per le Opere di Religione si avvarrà della consulenza di una società internazionale di certificazione, per premere l’acceleratore sull’adeguamento della legislazione vaticana in merito al contrasto del riciclaggio. Tutto questo per eliminare quelle che vengono definite dal nuovo presidente Ernst von Freyberg come “incomprensioni”, che sono state portate a galla dalla stampa negli ultimi anni relativamente alle attività dello Ior.

Meno male che lo Ior non era più così necessario. 
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