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Terroristi per caso

Il senato brasiliano presenta un disegno di legge antiterrorismo contro le proteste ma il governo corre ai ripari

Di Elena Prodi
Pubblicato il 25 Feb. 2014 alle 01:44

Lo spettro di una legge che incrimina i movimenti sociali tacciandoli di terrorismo si aggira da ormai tre mesi tra gli scranni del congresso federale brasiliano.

Avanzato da una commissione mista del senato, il disegno di legge è in realtà una versione aggiornata e spolverata dalle ceneri della dittatura della più famigerata legge sulla sicurezza nazionale, promulgata nel 1983 dal regime militare per condannare i delitti contro l’ordine pubblico e tutt’ora in vigore. La nuova proposta del senato andrebbe quindi a fare da contrafforte alla legislatura federale che ad oggi non prevede una definizione giuridica del crimine di terrorismo. La proposta porta la firma del senator Romero Jucà, il quale giustifica che “l’intenzione è quella di dare al paese una legge moderna e dura contro il terrore”, anche se l’obiettivo palese di questa iniziativa è smorzare i fuochi di protesta che continuano ad accendersi in tutte le capitali federali brasiliane a pochi mesi dal fischio d’inizio dei mondiali.

La definizione di terrorismo nel progetto di legge è quanto più vaga possibile per imputare chiunque “provochi o infonda il panico generalizzato attraverso offesa o oltraggio alla vita, all’integrità fisica, alla salute o attraverso la privazione della libertà personale”. La pena prevede la detenzione dai 15 ai 30 anni e verrà aumentata di un terzo qualora il delitto venga commesso “in locali con grande agglomerato di persone” (PLS 499/2013). “Le condanne sono più aspre di quelle dei tempi della dittatura quando la detenzione massima era di 10 anni” commenta João Tancredo, presidente dell’istituto per i diritti umani e avvocato difensore di alcuni dimostranti arrestati durante le manifestazioni a Rio de Janeiro. “E’ una proposta inutile, la legislazione brasiliana attuale prevede già sanzioni per tutti i tipi di crimine commessi durante le proteste, da quelli contro il patrimonio pubblico ai danni a persone fisiche” continua Tancredo.

Il dibattito attorno al disegno del senato si è fatto più insistente nelle ultime settimane in seguito alla morte del giornalista Santiago Andrade, raggiunto alla testa dall’esplosione di un petardo durante una manifestazione. Jérôme Valcke, segretario generale della Fifa, durante la sua ultima visita d’ispezione presso lo stadio Mané Garrincha di Brasilia, ha sollecitato il governo brasiliano affinché garantisca agli spettatori di recarsi allo stadio per assistere alle partite in tutta sicurezza. Dilma Rousseff è presto corsa ai ripari. Oltre ai giochi sportivi, il governo si prepara alla corsa alle elezioni che si terranno in ottobre e teme di essere etichettato come esecutivo antidemocratico. Il ministro della giustizia José Eduardo Cardoso ha quindi rassicurato che agirà d’urgenza per proporre un disegno di legge alternativo “equilibrato, che non tolleri la violenza ma che garantisca il diritto ai cittadini a manifestare”. L’obiettivo è evitare una clamorosa retromarcia della democrazia.

Tra i punti principali della controproposta del governo, che dovrà transitare in parlamento questa settimana, vi sono il divieto di utilizzare qualunque maschera o copricapo che impedisca l’identificazione dei manifestanti e l’obbligo di informare le autorità prima di qualunque atto. A sorpresa, il governo apre ufficialmente alla libera informazione: non sarà consentito alle autorità il sequestro di materiale fotografico e multimediale durante le manifestazioni. Quest’ultimo potrebbe essere utile per denunciare abusi da parte dei dimostranti o della polizia. Verrà poi redatto entro metà marzo un codice di comportamento, un opuscolo per disciplinare l’intervento delle forze dell’ordine e garantire che operino entro i confini della legalità.

Non è concesso che la storia si ripeta. Tutti ricordiamo il triste massacro di Piazza delle Tre Culture a Città del Messico, quando nell’ottobre 1968 le forze armate aprirono il fuoco sui giovani in protesta contro le Olimpiadi organizzate con grande dispendio di denaro nel loro paese. Ai brasiliani di oggi non spetti la stessa sorte dei messicani di ieri.

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