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Sipario sul cinema a Istanbul

La difesa impossibile della “Cinecittà turca”

Di Cristoforo Spinella
Pubblicato il 8 Apr. 2013 alle 18:23

È la storia del cinema a Istanbul. A due passi da Yeşilçam, la storica Cinecittà turca, ha battezzato la nascita del film festival cittadino e ospitato le prime più attese, avvicinando i turchi alle stelle di un firmamento provinciale solo a guardarlo da fuori. Anche per questo la demolizione dell’Emek sineması rappresenta il sipario che cala su una certa idea di cinema. Perché le multisale a Istanbul non mancano di certo, ma per chi – oltre a sedili più comodi e un portabibite più ampio – in sala cerca altro è davvero un unhappy end.

Quello che si vede oggi, va detto, non è più un grande spettacolo: ingresso sbarrato trasformato in parcheggio di scooter, logori manifesti di serate danzanti dal dubbio gusto e un’ultima, scolorita insegna. Da tempo c’è questo al posto del red carpet davanti all’Emek, in turco il cinema del lavoro. Niente di più lontano dalla sala che già negli anni Venti attirava gli amanti del cinematografo. Ospitato nell’edificio del Cercle d’Orient, in predicato di diventare l’ennesimo centro commerciale, è ormai dal 2010 in stato di abbandono e nessuno ha potuto (o voluto) recuperarlo.

Ora che vogliono portarsi via le insegne e buttare giù i sedili, la battaglia per non perderlo si è fatta più dura. Un comitato che lotta e informa sullo stato del progetto di demolizione è attivo da anni, e più volte era già sceso in strada a protestare. Ieri, però, si è aggiunta una presenza più glam sotto i cannoni ad acqua con cui la polizia cercava di disperdere le centinaia di manifestanti (pratica piuttosto usuale – e certo molto sbrigativa – nella gestione dell’ordine pubblico in Turchia): su tutti, quella dei registi Costa-Gravas e Mike Newell. Ma anche una nutrita pattuglia di artisti turchi e pure l’attrice-feticcio di Ferzan Özpetek, l’ormai “italiana” Serra Yılmaz.

Spero di sbagliarmi, ma la mia impressione è che presto il cinema-teatro Emek non sarà più lo storico palcoscenico delle arti visive turche. Tra un anno, magari con lo stesso nome, potrebbe esserci una comoda multisala, proprio sotto il negozio di elettronica e accanto al fast-food. E finora, nelle sfide sulla direzione da dare al rinnovamento di Istanbul il sindaco Kadir Topbaş e il premier Tayyip Erdoğan – entrambi del partito Akp, al governo da un decennio – hanno fatto sentire i muscoli, vincendo ogni braccio di ferro. Ma che questo sia il meglio per il futuro di Istanbul, è un altro discorso.

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