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Se il terrorista è un maiale

In Uganda due manifestanti sono stati arrestati e i loro suini sottoposti a test anti terrorismo

Di Ernesto Clausi
Pubblicato il 22 Giu. 2014 alle 22:02

Hanno prima dipinto i due animali di giallo, il colore del Partito del Presidente Museveni. Quindi vi hanno scritto sopra “MPigs, Corruption Constituency”, in altre parole “questo è un posto di maiali”, e hanno furtivamente introdotto i due piccoli suini nel Parlamento di Kampala lasciandoli liberi di girovagare nel palazzo.

Robert Mayanja e Norman Tumuhimbise, membri di un movimento civile in Uganda chiamato “jobless brotherood group”, si sono serviti di un’eccentrico piano e un efficace gioco di parole per inscenare la loro protesta anti corruzione (MP, che è diventato MPIgs, sta per membro del Parlamento). I due sono stati poi tradotti in carcere per essere entrati nel Parlamento senza pass, per cospirazione e interruzione dei lavori parlamentari.

E i maiali? Sequestrati come prova e per essere sottoposti a test anti terrorismo. Gli investigatori stanno infatti eseguendo dei test sui due animali, classificati come “terrorism related material”, ovvero materiale (potenzialmente) legato ad atti di natura terroristica.

In realtà questa è la normale procedura in casi come questi, anche se sembra scontato che i motivi della protesta siano esclusivamente legati alla corruzione dilagante. All’inizio dell’anno si era sollevato un polverone per la richiesta della classe politica di un aumento dei propri stipendi fino a sessanta volte di più di quelli degli impiegati statali.

Tuttavia l’Uganda, come tutta l’Africa Orientale, vive una fase acuta di allerta terroristica, e “nulla può essere lasciato al caso” ha dichiarato Polly Namaye, un portavoce della polizia. “In questo momento storico ogni possibilità deve essere considerata. Quella che sembra una protesta può essere altro, incluso un atto terroristico”. L’episodio ha certamente messo in luce le carenze sotto il profilo della sicurezza, e sette poliziotti sono stati sospesi dal servizio.

L’Uganda fornisce le proprie truppe alla missione Amisom in Somalia, che ha l’obiettivo di riportare la stabilità nel Paese ed eradicare il movimento fondamentalista al-Shabaab. Ciò rende il Paese (sostanzialmente la capitale Kampala) soggetto al rischio di attacchi terroristici di rappresaglia. A ottobre c’era stato stato un red alert dei servizi di sicurezza americani sul rischio di nuovi attacchi nel Paese. Due settimane fa un high alert warning è stato lanciato quando quattro suv hanno varcato il confine tra Kenya e Uganda, passando attraverso Busia, nei pressi del Lago Vittoria. L’elemento anomalo era peraltro dato dal fatto che due veicoli appartenevano al parcho auto delle Nazioni Unite, e gli altri due erano di proprietà del Governo kenyota.

Lo svolgimento dei mondiali di calcio rappresenta un motivo di preoccupazione ulteriore. Durante la finale del 2010 tra Spagna e Olanda, un duplice attentato in due locali di Kampala costò la vita a settantaquattro persone. Il Governo kenyota ha ad esempio esplicitamente invitato i propri cittadini ad evitare luoghi affollati e guardare la partite a casa. L’Uganda resta, come il Kenya, un partner importante per il contrasto al terrorismo internazionale in Africa Orientale.

Nell’ultimo National Intelligence Report proveniente da Washington, l’Uganda è presentato come Paese a rischio di “violenta instabilità”. Ciò ha causato le rimostranze dell’amministrazione Museveni. Che attraversa una fase politica delicata, come testimoniato dall’episodio dei suini.

Le manifestazioni di protesta nel Paese stanno diventando sempre più rare, a causa dell’autoritarismo con cui il Presidente, uno dei più longevi d’Africa, governa. Una governance debole e contestata, e sempre più distante dalla visione politica della comunità occidentale, anche a causa delle recenti leggi introdotte nel Paese. Tra queste quella che prevede pene fino all’ergastolo per gli omosessuali e quella anti pornografia che proibisce anche l’uso della minigonna. Misure che riportano alla mente i tempi del dittatore Idi Amin. E che hanno provocato la reazione statunitense. La scorsa settimana il Dipartimento di Stato americano ha comminato sanzioni dopo aver definito la normativa anti-gay contraria ai diritti umani: cancellate esercitazioni militari congiunte, divieto d’ingresso nel Paese a individui ugandesi coinvolti in gravi abusi sui diritti umani, e taglio di fondi su determinati programmi . Anche la Banca Mondiale ha differito la concessione di un prestito di novanta milioni di dollari da investire nel settore sanitario dopo l’emanazione della legge anti-gay. Museveni deve fare fronte anche alle accuse di nepotismo rivoltegli, e causate dalla rapida ascesa ai vertici di Kampala del figlio, Muhoozi Kainerugaba.

Pertanto, in un momento in cui cresce il malcontento della popolazione verso l’attuale amministrazione, focalizzare l’attenzione sulla minaccia terroristica potrebbe fare comodo allo stesso estabilishment di Museveni.

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