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Roma nel giorno dei Papi Santi

La Città, i Pellegrini e i Romani. Un racconto dei giorni dei Papi Santi

Di Stefano Mentana
Pubblicato il 28 Apr. 2014 alle 13:00

La canonizzazione di due Papi amatissimi quali sono stati Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, officiata da Papa Francesco, alla presenza, tra i cocelebranti, del Papa Emerito Benedetto XVI, rappresenta di per sè un evento che sembra essere più unico che raro. Un evento che inevitabilmente ha portato a Roma un fiume di persone, provenienti da tantissimi angoli del mondo. Già, proprio così, perchè se da un lato il Papa di per sè attira molti fedeli a Roma, un evento di questo tipo, non solo per la sua totale straordinarietà, è in grado di toccare le coscienze di tantissimi Cristiani, e probabilmente di tantissime persone anche non Cristiane. C’è infatti la Canonizzazione di Papa Giovanni XXIII, il Papa che con il Concilio Vaticano II (poi concluso da Paolo VI), ha saputo guardare a tutti quei Cristiani del “Nuovo Mondo”, e con lui quella di Giovanni Paolo II, primo Papa non Italiano dopo oltre quattrocento anni, eletto, guarda caso, quindici anni dopo la morte di Giovanni XXIII, che, anche grazie ai suoi numerosissimi viaggi, ancora di più ha toccato i cuori e le coscienze di quei Cristiani sparsi per tutte le comunità del Mondo. Oltre i due Papi Canonizzati, ci sono i due Papi viventi, Benedetto XVI, il Papa Tedesco, il Papa che con il suo incredibile, fortissimo gesto di rinunciare al Papato ha saputo colpire tutti, compresi coloro che nei suoi confronti erano stati più timidi, ed insieme a lui l’attuale Papa, Papa Francesco, il primo Sudamericano, il primo Argentino, il primo Papa di quel “Nuovo Mondo” cui il Concilio Vaticano II aveva guardato. Quattro Papi unici, quattro Papi di quattro diverse nazionalità, quattro Papi diversi tra di loro e che in diversi modi hanno toccato e stanno toccando le coscienze.

Già nei giorni che hanno preceduto il giorno della Canonizzazione Roma ha iniziato ad ospitare un fiume di Pellegrini provenienti da tutto il mondo: bastava dare un’occhiata alle bandiere che fieramente sventolate da molti per capire quante nazionalità, quante culture, fossero presenti a Roma. Tante volte abbiamo letto di pellegrini e pellegrinaggi a Roma, ma pochissime sono le occasioni per cui così tanti vi si rechino contemporaneamente lo stesso giorno, ed è incredibile vedere come, nei secoli, al netto del progresso che c’è stato, il pellegrinaggio sia sempre, più o meno, lo stesso. Oggi i Pellegrini non vestono più con il petaso, il bordone e la sanrocchina, vestono abiti moderni, ovviamente, e sportivi, perchè è vero che sono rarissimi i pellegrini che a Roma vi si recano a piedi come si faceva al tempo della Via Francigena, ma comunque, una volta nella Città Eterna, hanno comunque molta strada da fare. Non percorrono più la “Via Papale”, perchè non c’è più, ma percorrono Corso Vittorio, la strada che a fine Ottocento ha assorbito e sostituito la vecchia strada che da Piazza Venezia conduceva al Vaticano, così come non varcano più il Tevere tutti insieme a Ponte Sant’Angelo, che fino a metà Ottocento era l’unico ponte sul Fiume nella zona di San Pietro, ma si dividono tra lo stesso e gli altri ponti che sono lì vicino costruiti in tempi più recenti. Come è sempre stato, molti di essi si recano a dormire in strutture religiose, spesso legate alla loro nazionalità, qualche volta addirittura dentro le Chiese, sui banchi dove in genere si siedono i Fedeli per la Santa Messa. Ma non tutti hanno scelto di dormire tra quattro mura: tanti, per poter assistere alla cerimonia dalla miglior posizione possibile, si sono accampati con i sacchi a pelo, talvolta con tende improvvisate, nelle strade vicino San Pietro, così come nelle altre piazze di Roma in cui sono stati installati i maxischermi. Qualcuno, invece, ha parcheggiato la propria automobile, spesso venuta da molto lontano (spessissimo dalla Polonia), sempre nelle vie vicino San Pietro, tra i Rioni Borgo e Prati o sui vicini Lungotevere, e passa la notte lì dentro. Ma questa è solo la notte tra Sabato e Domenica, il culmine del !giorno prima”, una giornata assolutamente surreale per Roma. Strade chiuse, ovunque Pellegrini, ovunque bandiere: tantissime sono Polacche, ma sembra davvero di essere all’ONU per quante sono le Nazioni rappresentate, e molte di queste vengono da luoghi che distano da Roma numerose ore di aereo. Quasi ogni Chiesa di Roma organizza qualcosa: Messe, Processioni, e molti Pellegrini si aggregano al momento, mentre altri cantano, nella loro lingua, per le strade di Roma. Si sentono tantissime lingue a Roma, in questi giorni, più del solito. Ma si vedono anche loro, i padroni di casa. I Romani. Per i Romani è tutto diverso: il Papa non è, come per molti pellegrini, una persona che si vede dal vivo, quando ci si reca all’Angelus durante un viaggio a Roma, dopo ore di aereo e migliaia di chilometri di viaggio. Per molti di noi Romani il Papa è quasi un vicino di casa, una persona che sai che la Domenica, se vuoi, puoi vedere all’Angelus, ma che se non hai ragioni di Fede che ti portano ogni Domenica in Piazza San Pietro, sai di poter trovare tranquillamente lì, quando vorrai. Noi Romani siamo così, allegramente cinici a modo nostro, non amiamo lasciarci ai facili entusiasmi, probabilmente perchè viviamo in una Città che ha talmente tanta Storia per cui sappiamo mantenere un minimo di distacco di fronte a tutto. Lo sapeva bene Vittorio Emanuele II, che appena si trasferì a Roma, deluso dal poco entusiasmo dei Romani nell’accoglierlo, si sentì dire che doveva avere pazienza, perchè i Romani “avevano avuto Giulio Cesare Consigliere Comunale”. I Romani ci sono, nei giorni dei Papi Santi. A volte mimetizzati tra i pellegrini, spesso rinchiusi dentro casa, a volte felici delle tante persone in visita a Roma, altre arrabbiati perchè a Roma è tutto bloccato. Qualcuno ha colto il ponte del 25 Aprile per andare fuori Roma e stare lontano dalla folla oceanica. “Oggi a Roma ce so più Papi che linee della metro”, qualcuno ha detto, la Domenica dei Papi Santi, sempre con quell’allegro cinismo che ci rappresenta. E forse proprio per la nostra storia, noi Romani sappiamo bene che, anche se abbiamo tanti disservizi, tante mancanze di cui lamentarci, come quella di avere una rete della metropolitana assolutamente non all’altezza di una Città delle dimensioni e della rilevanza di Roma, che di fronte ai grandi eventi non ci sconvolgiamo, e sappiamo far andare tutto per il verso giusto. Addirittura siamo stati in grado di tenere la metropolitana aperta 24 ore su 24, per l’occasione. Non è un caso che i Pellegrini l’hanno presa in continuazione, per tutta la notte, perchè il flusso di persone verso San Pietro è stato continuo. E la notte tra Sabato e Domenica, quindi, tra chi si è messo a dormire per strada per poter assistere alla cerimonia da un posto che fosse migliore possibile, chi ha dormito in Chiesa, chi è andato verso San Pietro tra quelle ore indefinite tra la notte e la mattina (la Piazza è stata aperta alle 5 di mattina, per ragioni di sicurezza, ma a quell’ora la folla occupava tutte le vie limitrofe aperte ai pellegrini), non sono mancate delle feste nelle piazze per i Pellegrini, e le canzoni in Polacco hanno risuonato in molti angoli di Roma. Altri, accampati con i loro sacchi a pelo, hanno cantato e ballato anche loro, anche perchè la notte è lunga e la cerimonia sarebbe iniziata solo alle 10 di mattina. Ma la mattina della cerimonia è arrivata, e già alle 6 di mattina Piazza San Pietro e Via della Conciliazione sono piene. I fedeli trovano un posto, e lo presidiano, ordinatamente. Si fraternalizza col vicino, qualsiasi lingua parli, in ogni caso il modo per capirsi si trova. Ci si offre cibo, acqua, teli su cui appoggiarsi. Gli altoparlanti, i maxischermi, trasmettono l’evento, che è in Italiano, ma chi parla Italiano oggi è probabilmente una minoranza, e non mancano le radio dei pellegrini che trasmettono la cerimonia nella loro lingua, che in moltissimi casi è il Polacco. Quando passano i Sacerdoti, alla fine della Messa, per dare la Comunione, è tecnicamente impossibile darla a tutti i fedeli, per quanti sono e per quante strade hanno occupato, ma c’è un altra giornata surreale a Roma, e finita la cerimonia, usciti dalla grande folla, dopo aver preso d’assalto i ristoranti, i bagni, i chioschi nella zona di San Pietro, sono tantissimi i Pellegrini a recarsi nelle Chiese di Roma a continuare a pregare, a prendere la Comunione, perchè le Chiese si sono organizzate per la due giorni in modo da poter accogliere il gran numero di Pellegrini. Ma più va avanti la giornata, più i Pellegrini iniziano a ritirarsi: molti di loro il Lunedì devono tornare a lavorare ed iniziano a prepararsi al ritorno a casa. Domenica notte ci sono ancora tantissime persone a Roma, ma il clima già non è più quello che era. Roma torna quella che era, sempre Caput Mundi, sempre Città Eterna, ma con la consapevolezza che sono rare le occasioni, come questa Domenica, in cui son validi a tal punto motti quali “Roma Caput Mundi” o “Tutte le Strade portano a Roma”.

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