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Platini al bivio

Sull'applicazione del "fair play finanziario" il presidente dell'Uefa si gioca il futuro, ma attenzione ai conflitti d'interesse

Di Nicola Sbetti
Pubblicato il 12 Mar. 2013 alle 20:04

Il Presidente dell’Uefa Michel Platini ha fatto del “fair play finanziario” un personale cavallo di battaglia. In effetti, almeno dal lato teorico, una corretta applicazione di quest’ultimo porterebbe una maggiore equità economica all’interno dell’arena calcistica europea.

Eppure, come sottolineato con estrema chiarezza da un articolo sul sito “Soccerissue”, proprio la posizione del suo principale promotore presenta alcuni lati oscuri. Infatti, secondo Ouriel Daskal, Platini si potrebbe trovare in una situazione di conflitto d’interesse per almeno quattro ragioni:

1) Avendo votato in favore del Qatar per il mondiale 2022, sarà in grado di opporsi ai desideri qatarioti in materia di fair play finanziario?

2) Non avendo mai nascosto l’ambizione di voler diventare Presidente della Fifa, saprà insistere sul fair play finanziario o finirà per ammorbidirsi per non urtare potenziali e potenti elettori come il Qatar, gli Emirati Arabi Uniti e la Russia?

3) Squadre come il Paris Saint Germain e lo Zenit San Pietroburgo, legittimamente sospettate di non avere i parametri economici in regola per il fair play finanziario hanno nella loro proprietà importanti aziende come Al Jazeera e Gazprom le quali, a loro volta, hanno firmato generosi contratti di sponsorizzazioni con l’Uefa. Come potrà quest’ultima avere la forza di escludere dalle sue competizioni le squadre i cui proprietari sono anche i suoi maggiori sostenitori economici?

4) Il figlio di Platini è assistente legale della Qatar Sports Investments, azionista, fra l’altro, del Paris Saint Germain

Quella di “Soccerissue” è una denuncia forte nei confronti di un Presidente che comunque ha avuto il pregio di cercare di rendere più meritocratico il calcio europeo. Il primo e il quarto punto potrebbero essere facilmente liquidati come semplici suggestioni, mentre l’ambizione di diventare un giorno presidente della Fifa appare un limite reale verso l’aspirazione di un’applicazione ferrea del fair play finanziario. Tuttavia il cuore centrale del problema resta indubbiamente rappresentato dal terzo punto.

L’Uefa avrà la forza di andare contro i suoi maggiori sponsor o si finirà per demandare alle forze economiche il compito di governare il calcio?

Del resto, non sarebbe certo la prima volta.

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