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Pirati a Bruxelles

“Bocca grande” è atterrato in Europa per realizzare un film sulla pirateria. Ma era un bluff della polizia belga per arrestarlo

Di Ernesto Clausi
Pubblicato il 17 Ott. 2013 alle 12:52

Un anno e mezzo fa lo avevano scovato e fermato in Malesia. Fu però lasciato andare grazie all’intercessione ( e un passaporto diplomatico) del governo federale di transizione somalo. Mohamed Abdi Hassan, meglio conosciuto come Afwayne ovvero “bocca grande” è uno dei pirati moderni più noti e, fino a oggi, ricercati del pianeta. Tratti tipicamente somali, un pizzetto brizzolato che gli conferisce un’aria da attore disincantato, si è reso protagonista negli anni scorsi (circa otto anni di “carriera”) di sequestri milionari ai danni di navi e mercantili.

Ai vertici del gruppo che opera nella zona di Hobyo, città portuale somala, e del distretto di Harardhere, è stato arrestato a Bruxelles e poi trasferito a Bruges dove verrà processato per il sequestro, nell’aprile 2009, del mercantile belga “Pompeii” al largo delle isole Seychelles. In quell’occasione fu pagato un riscatto milionario e l’equipaggio liberato dopo 70 giorni.

Le autorità belghe, compreso che un mandato di cattura internazionale non avrebbe sortito effetti concreti e che in Somalia non sarebbe mai stato arrestato, hanno innescato la trappola. Agenti sotto copertura hanno adescato Afwayne facendogli credere che la sua esperienza e le sue consulenze sarebbero servite per la produzione di un film documentario sulla pirateria marittima.

Dopo aver intercettato il pirata tramite Mister Tiiceey, un uomo politico somalo ex governatore della regione di Himan e Heeb, gli agenti hanno lavorato per mesi instaurando un rapporto di fiducia con i due, che tre giorni fa si sono imbarcati insieme su un aereo di linea da Nairobi a Bruxelles, convinti di intraprendere un’esperienza cinematografica.

Un abile escamotage quello orchestrato da Bruxelles, anche se rimane qualche perplessità su come un latitante del suo calibro possa esserci cascato. Potrebbe averlo tradito la sua ambizione. Lo scorso gennaio, durante una cerimonia ufficiale ad Adado, città roccaforte dei pirati, annunciò pubblicamente il ritiro dalla sua attività di bucaniere. Come una star. E alla presenza di autorità e politici locali. Secondo indiscrezioni avrebbe poi deciso, prima di essere arrestato, di entrare nella incandescente e colorita arena politica somala. E il suo soprannome, “bocca grande” parla da sé. L’ultimo a essere soprannominato così era stato Siad Barre, dittatore in Somalia per oltre vent’anni fino al 1991 e famoso per la sua avidità.

Afwayne conduce per anni abbordaggi e assalti alle navi in transito nell’Oceano Indiano.

Ma il “colpaccio” lo fa qualche mese prima di sequestrare la Pompeii. Abborda e tiene sotto scacco per cinque mesi il cargo ucraino “Faina” in navigazione verso Mombasa. A bordo c’è un arsenale da guerra: trentatré carri armati, sei cannoni antiaerei, altrettanti lanciamissili trentasei lanciarazzi e migliaia di proiettili. Ufficialmente verrà versato un riscatto di oltre tre milioni di dollari, ma è ragionevole presumere che i guadagni dell’operazione siano stati molto superiori, stante la delicatezza dell’operazione per il tipo di merce presente a bordo. In quell’occasione intervennero quasi 30 mediatori e ognuno pretese la sua parte. Non è mai stato chiarito per chi fossero quelle armi, anche se con ogni probabilità erano dirette a Juba, nel Sud Sudan.

Il suo gruppo si rende protagonista anche del sequestro della petroliera saudita “Sirius Star”. Con i suoi familiari e accoliti si ritiene abbia accumulato un patrimonio di milioni di euro. Un vero imprenditore del settore.

Ora l’Interpol, i reparti speciali anti terrorismo e i servizi di intelligence della comunità internazionale stanno stringendo il cerchio intorno alla complessa rete criminale operante in Somalia. Che è inesorabilmente legata al terrorismo. Il movimento somalo al-Shabaab finanzia con la pirateria parte delle sue operazioni.Alla luce della strage del ventuno settembre a Nairobi la priorità è la ricostruire e smascherare lungo la costa dell’Oceano Indiano, da Mombasa a Mogadiscio, il network e le cellule criminali e terroristiche. In quest’area si mischiano gruppi legati ad al-Shabaab e infiltrazioni qaediste, istanze secessioniste del Mombasa Republican Council e attività criminali quali quelle legate alla pirateria marittima appunto.

Quest’ultimo fenomeno, anche se in declino nell’Oceano Indiano, continua a rappresentare un problema di portata internazionale e ha un mercato che attrae ancora moltissimi giovani senza alternative. Oggi nell’area sono presenti, oltre a scorte armate di sicurezza privata a bordo delle navi, le missioni Ocean Shield della Nato, Atalanta finanziata dall’Unione Europea, e la Combined Maritime Forces, coalizione di ventisette nazioni a guida statunitense.

Bocca grande sognava forse di entrare anche nella storia del cinema. Gli è andata male, ma la sua storia è già un film.

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