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Più buio di mezzanotte

Un film asciutto, forte e raffinato

Di Anna Giurickovic Dato
Pubblicato il 2 Giu. 2014 alle 18:15

Più buio di mezzanotte è il film di esordio del giovane regista italiano Sebastiano Riso, ha debuttato a Cannes alla Semaine de la critique 2014 ed è stato candidato alla Camera d’or.

Il film ripercorre la vita di Davide Cordova, in arte Fuxia, che per anni si è esibita come drag queen alle serate lgbt romane e che vive al Pigneto, il quartiere dove ha conosciuto il regista. È ambientato a Catania, tra una splendida Villa Bellini e Via delle Finanze, uno dei primi quartieri a luci rosse d’Europa. Una madre dolce e debole, un padre eccessivamente severo e la ricerca della propria identità sessuale portano il delicato ragazzino dai capelli rossi a fuggire di casa. Davide viene accolto all’interno di un gruppo di ragazzi omosessuali e trans gender che vivono ai margini, tra piccoli furti e prostituzione. Stringe forti amicizie, si innamora, patisce la fame, diventa consapevole di ciò che vuole e non vuole essere.

La sceneggiatura è di grande efficacia e si alterna fra un registro malinconico e uno divertente e spigliato. “No iddu non futti, iddu è santa”. Non incorre mai nell’autocompiacimento, è drammatico ma accompagnato da una leggerezza fresca e sensuale. La musica è un elemento fondamentale perché non si limita ad essere la colonna sonora del film, ma caratterizza i personaggi e presenta una forte componente simbolica. Così Donatella Rettore, in Amore Stella, canta di buio e di malinconia, e di “chissà che Dio diventerei”, quando  c’è chi muore perché non gli è stata riconosciuta la propria libertà di esprimersi. Grandiosa è la canzone cantata da Louvre, la drag queen che nel film è interpretata proprio da Davide Cordova.

Tutto, dai costumi alle acconciature, è curato nel dettaglio e rappresenta una fetta di mondo colorata e varia. Alcune scene, come la moto che si impenna mentre le prostitute camminano, hanno uno stile fortemente Felliniano. Di grande livello anche la recitazione: Davide Capone, che la troupe chiama Davidino, è stato selezionato, dopo migliaia di provini, in un liceo di Palermo e al casting ha cantato I put a spell on you di Nina Simone emozionando sin dal primo momento; splendida l’interpretazione di Micaela Ramazzotti che, nel ruolo della madre ipovedente – in senso fisico e metaforico -, rende alcune scene del film tra le più commoventi.

Più buio di mezzanotte è un continuo leggere tra le righe, tra citazioni, contrasti e valenze allegoriche. Così, mentre i ragazzi battono all’angolo della strada e aspettano di essere caricati in una macchina, sul muro campeggia una scritta rossa “l’amore ti fotte”. Sulla porta della camera da letto dove Davidino viene iniziato alla prostituzione e abusato dal protettore (Pippo Delbono), c’è scritto “futti futti ca Dio aiuta a tutti”. E sempre il protettore canterà, con voce roca, la canzone di Jeanne Moreau in Querelle di Fassbinder.

Finita la proiezione al Cinema Aquila, uno spettatore chiede se è davvero più buio di mezzanotte in Sicilia. Il regista risponde: “Non credo che questo sia un paese pronto ad accogliere gli omosessuali, ma lo stesso vale per lo zingaro o per l’immigrato. Le cose in Sicilia vanno ancora peggio. È chiaro che ci sono anche contesti felici, persone che, come me, vengono da famiglie dove sarebbero ben accolti pure qualora dovessero nascere giraffe. Ma non è di questo che volevamo raccontare.”

Più buio di mezzanotte è un film asciutto, forte e raffinato. È stato accolto nel migliore dei modi dalla critica e all’estero, e speriamo che non sia ostacolato in Italia.

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