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Obama “uomo del fare”

Il presidente ricorre al mantra della middle class contro i veleni di Washington

Di Michele Barbero
Pubblicato il 18 Mag. 2013 alle 20:40

È stata una settimana pesante, per Obama. Senza dubbio una delle peggiori della sua carriera presidenziale. La Casa Bianca sta facendo i conti con un vero e proprio disastro di pubbliche relazioni, e con un momentum negativo che rischia di compromettere l’intero secondo mandato da poco avviatosi. Diverse le questioni in gioco: le intercettazioni delle telefonate della AP, le polemiche sugli attacchi di Benghasi, le accuse mosse all’agenzia delle entrate di avere intenzionalmente “perseguitato” alcune organizzazioni conservatrici.

In questo contesto, la seconda tappa del tour presidenziale “Middle Class Jobs & Opportunity”, avvenuta ieri a Baltimora, è caduta proprio a fagiolo. Obama ha sfruttato l’occasione per cercare di lasciarsi alle spalle i veleni di Washington, bollandoli come perdite di tempo che rischiano di far passare in secondo piano ciò che conta davvero: l’economia e il benessere degli americani. “Lo so” ha detto all’uditorio, “a volte può essere frustrante quando sembra che le priorità di Washington non siano le stesse che le vostre; lo so che spesso sembra che chi sta laggiù si preoccupi più del suo posto di lavoro che dei vostri.”

Obama ha cercato di presentarsi come un leader che però, nonostante mille difficoltà, non ha perso di vista il suo obiettivo: “Altri possono distrarsi inseguendo questioni estemporanee, ma la classe media sarà sempre la mia prima priorità. I vostri posti di lavoro, le vostre famiglie, le vostre comunità. È per questo che ho corso alla Presidenza, è questo che mi dà motivazione ogni giorno quando entro nello Studio Ovale, è per questo che continuerò a combattere nei prossimi quattro anni.”

Obama sa che le sue probabilità di uscire del tutto ‘pulito’ dalla bufera in cui si ritrova sono piuttosto basse. La sua strategia, dunque, deve necessariamente consistere nello sminuire la portata delle polemiche. Descrivendole come ostacoli messi sul cammino del leader da chi non vuole lasciare che quest’ultimo porti a termine il suo prezioso lavoro. Ancora una volta, quando si tratta di damage control, il modello dell’ “uomo del fare” si rivela una carta preziosa.

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