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Obama e le violenze in Egitto

Obama ha condannato le violenze in Egitto, riaffermando la partnership strategica ma bloccando un'esercitazione militare congiunta

Di Nicolas Lozito
Pubblicato il 15 Ago. 2013 alle 16:15

Obama ha parlato. In un messaggio audio live dalla residenza estiva in Massachusetts in cui si trova per le vacanze, Obama ha appena (ore 16.30 italiane, qui il transcript in inglese) condannato profondamente le violenze che stanno avendo luogo da ieri in Egitto. «Una relazione decennale ci lega all’Egitto», ma ora la Nazione sta prendendo una «percorso pericoloso». Se è vero che «il governo di Morsi è stato eletto democraticamente», è anche vero «che non è stato inclusivo»; quindi «non prendiamo parti» ha detto Obama, ma l’esercito «non può continuare a utilizzare la violenza contro i civili». 

«Chiediamo che le autorità egiziane rispettino i diritti universali delle persone e allo stesso tempo chiediamo a coloro che protestano di farlo in maniera pacifica». La speranza di Obama è che le due parti trovino una soluzione pacifica, che porti ad una «riconciliazione». 

La situazione in Egitto sta precipitando, però — con centinaia di morti (più di 500 secondo le fonti ufficiali), strade in rivolta e palazzi in fiamme soprattutto al Cairo e le città limitrofe. L’esercito guidato dal Generale Abdel Fattah al-Sisi sta sgomberando le piazze da mercoledì dove i manifestanti a favore della Fratellanza Mussulmana e del deposto Presidente Mohammed Morsi stanno protestando contro quello che loro definiscono un vero e proprio colpo di stato. Definizione forte che fino ad ora non è stata usata da nessun altro, per non creare eccessivi problemi diplomatici. Lo stesso Obama oggi ha riaffermato che quello dell’Esercito è stato un «intervento». 

Obama ha condannato questa situazione, chiedendo però che siano gli «egiziani stessi» a risolverla. Non «possiamo determinare il futuro dell’Egitto» ha detto il Presidente, che però ha anche specificato che è stata «cancellata» una biennale esercitazione militare congiunta: Bright Star, esercitazione che dura dagli anni ottanta (1981) e che è stata sospesa solo un’altra volta, nel 2011, quando ci fu l’altra rivoluzione che destituì Mubarak e portò al potere Morsi. L’esercizio era previsto per il prossimo settembre, e la sospensione significa che almeno fino al 2015 non avverrà. Non solo, perchè la decisione di bloccare Bright Star segue la decisione del Dipartimento della Difesa americano dello scorso luglio di sospendere la consegna di 4 aerei da caccia F-16.

Niente è stato detto sui 1,3 miliardi di dollari di aiuti versati ogni anno da Washington nelle casse della difesa egiziana. Obama però ha fatto intendere che se le violenze continuassero, ulteriori azioni potranno essere prese dal governo americano.

In molti subito dopo il messaggio hanno espresso perplessità sull’efficacia delle parole e delle decisioni di Obama, sottolineando come all’esercito cambi molto poco di un’esercitazione congiunta. È però vero che così Obama si riserva alcune altre armi diplomatiche per un’ulteriore escalation delle violenze. Inoltre, bloccare l’esercitazione dà anche un altro strappo all’Esercito egiziano, che nel medio termine ha necessità di continuare ad essere un partner americano per rimanere al passo con la tecnologia e le conoscenze militari e così difendere il suo ruolo e il suo status nell’area medio-orientale. Il vero dubbio riguarda quindi l’effetto che avranno le parole di Obama per le persone che stanno protestando. In molti per le strade si dicono contro gli Stati Uniti, c’è chi è contrario al loro eccessivo interesse o chi si lamenta di uno scarso intervento internazionale. 

 

 

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