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Marine all’Eliseo? Si può fare

Perché la leader frontista può giocarsi l'Eliseo fino in fondo

Di Livio Ricciardelli
Pubblicato il 31 Mag. 2014 alle 18:26

Sostenere che Nigel Farage rischi di diventare primo ministro alle elezioni generali del prossimo anno appartiene alla categoria delle “cialtronate”.

Tanto che molti commentatori, e autorevoli programmi tv nostrani, ovviamente parlano di questa ipotesi. Scambiando Farage per un Nick Griffin qualsiasi.

Molta più preoccupazione deve invece destarci l’affermazione di Marine Le Pen in Francia.

Perché io, oggi come oggi, non me la sento di dire “no, il prossimo Presidente della Repubblica non può essere lei”.

Questo per due ordini di motivi.

In primo luogo per “l’equivoco Hollande”: gran parte della sinistra italiana ha elevato Hollande, nel corso delle presidenziali 2012, a nuovo messia del socialismo mondiale.

Atto ipocrita e perlopiù finalizzato ad evidenziare come anche personaggi privi di carisma (come Bersani) potessero vincere le elezioni. Al tempo stesso si trattò di un atto antistorico, perché il socialismo transalpino mai è stato (se escludiamo Craxi negli anni ’80) un esempio per la sinistra italiana. Sia per la sua litigiosità sia per le sue caratteristiche intrinseche concernenti il proprio legame al concetto di “République”. Hollande vinse per le debolezze di Sarkozy, e per il suo lento logoramento avvenuto tra il 2007 e il 2012.

La controprova? Hollande è l’unico presidente della storia francese a non aver mai vissuto una fase di “luna di miele” col suo elettorato. Mai picchi di popolarità, solo costanti discese.

In secondo luogo c’è il tema della crisi del centrodestra transalpino: dopo il voto delle municipali di aprile l’Ump aveva tutte le caratteristiche per diventare primo partito di Francia. Certo, presumibilmente il suo primo posto sarebbe stato oscurato mediaticamente da una comunque buona affermazione del Front National. Ma il vuoto e la debolezza di leadership dell’Unione per un Movimento Popolare ha comportato il secondo posto con otto punti percentuali in meno delle europee 2009.

Copè, che già aveva dato vita ad una leadership debole basata su una maggioranza risicata (dopo tra l’altro essersi sforzato per anni di dar vita a strutture parallele al partito attraverso la leva dei gruppi parlamentari) si è dovuto dimettere. E’ stato sostituito dal triumvirato degli ex premier: Raffarin, Juppé e Fillon. Il primo è oggettivamente “da ambulanza” pretendere di candidarlo alle prossime presidenziali. Il secondo realizzerebbe il vecchio sogno di Chirac, ma un Matteo Renzi qualsiasi avrebbe tutti gli argomenti per spingere il popolo francese verso la “rottamazione”. Il terzo è pur sempre quello che ha perso contro Copé.

Si torna dunque a supplicare Sarkozy di riscendere in pista. Pur avendo l’ex presidente non solo perso contro il “carismatico” Hollande, ma anche alcuni problemi legali non da poco.

Ecco perché, alla luce di questo quadro e di un mutamento dell’Fn innegabile, Marine Le Pen rischia veramente.

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