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Margaret Thatcher e lo sport

Alla scoperta del lato sportivo della "Lady di ferro" con lo storico inglese Martin Polley

Di Nicola Sbetti
Pubblicato il 9 Apr. 2013 alle 20:50

La pervasività del binomio “sport e potere” è tale da emergere anche in figure politiche apparentemente distanti come quella di Margaret Thatcher. Del resto, per la prima donna Premier di una “sporting nation” come il Regno Unito sarebbe stato impossibile ignorare un fenomeno sociale capace di muovere i cuori di gran parte della popolazione.

Ce lo conferma anche Martin Polley, uno dei più autorevoli storici dello sport d’Oltremanica. “Pur non dimostrando un genuino entusiasmo per lo sport, analogamente a quanto fatto da tutti i Primi Ministri da Harold Wilson in avanti, la Thatcher non ha mai rifiutato il ruolo di ‘madrina’ dello sport britannico, facendosi per esempio fotografare davanti alla nazionale di calcio in partenza per i Mondiali di Spagna 1982”.

Nei suoi discorsi non disprezzava le metafore sportive. Per descrivere il suo impegno verso la nazione, amava infatti utilizzare l’espressione legata al cricket: “Batting for Britain”. Secondo lo storico britannico la Thatcher “dopo le sommosse dei primi anni Ottanta ha spesso usato lo sport come un palliativo per risolvere i problemi sociali, inaugurando infrastrutture sportive nelle periferie”.

Eppure in diverse circostanze lo sport si è rivelato un autentico tallone d’Achille per la Lady di ferro. La sua gaffe più celebre resterà senza dubbio quella legata alla finale della Scottish Cup quando, guardando i tifosi del Celtic Glasgow sugli spalti, chiese a un suo consigliere politico: “Come mai ci sono così tante bandiere irlandesi?”.

Rispose con entusiasmo alla chiamata di Carter in favore del boicottaggio delle Olimpiadi di Mosca 1980, ma la volontà di perseguire la “Special Relationship” con l’alleato americano la portò a forzare il tradizionale rapporto con le istituzioni sportive e persino ad un conflitto con il suo Ministro dello sport. Sentendosi sopravanzato dalla Thatcher, il comitato olimpico inglese, pur storicamente vicino ai conservatori, riuscì a causare un clamoroso smacco alla Lady di ferro. Essendo formalmente indipendente dal governo, poté infatti garantire la partecipazione degli atleti di “Sua Maestà” ai Giochi moscoviti in barba a quanto precedentemente affermato da Downing Street.

Secondo Martin Polley “la Lady di ferro non fu mai troppo amata dai tifosi di pallone anche perché, per cercare di risolvere il problema degli hooligans, legiferò sul calcio come se fosse esclusivamente un fenomeno di ordine pubblico. Questo pregiudizio, peraltro, emerse in tutta la sua gravità quando, dopo la strage di Hillsborough, non trovò di meglio che addossare la colpa sui tifosi”.

“Se a questo si aggiunge una posizione più che mai tiepida nei confronti dei crescenti boicottaggi sportivi contro il Sud Africa dell’apartheid”, conclude Polley, “l’atteggiamento complessivo della Thatcher verso lo sport può essere definito freddo e reazionario”. Chissà se gli sportivi britannici la rimpiangeranno?

Per approfondire ASCOLTA QUI la puntata di “Sports Hour”, il programma della BBC in collaborazione con l’ICSHC dedicato all’impatto di Margaret Thatcher sulla cultura sportiva britannica.

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