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Les Dsk s’en vont

Ascesa e caduta di una coppia predestinata. Parla Anne Sinclair, l'ex moglie di Dominique Strauss-Kahn

Di Lavinia Orefici
Pubblicato il 23 Apr. 2014 alle 22:41

“Non ho mai creduto alla sua colpevolezza”. Con queste parole Anne Sinclair difende ancora una volta l’ex marito Dominique Strauss-Kahn accusato nel maggio del 2011 di tentata violenza sessuale ai danni di una cameriera del Sofitel di New York.

Sono passati quasi tre anni dal giorno che segnò un destino fino ad allora comune e per la prima volta la Sinclair ha accettato di parlare in televisione dello scandalo che ha travolto il suo matrimonio e la sua vita.

All’apice della carriera Strauss-Kahn, battezzato Dsk dalla stampa francese, “è caduto”, come dice lei “dalla cima dell’Olimpo ai bassifondi”. Dalle 5 stelle del Sofitel di New York alle stalle del carcere di Rikers Island, appena oltre il quartiere del Queens.

Direttore del Fondo Monetario Internazionale, in procinto di annunciare la candidatura alle presidenziali francesi che si sarebbero tenute l’anno seguente, Strauss-Kahn era l’uomo su cui puntava la sinistra per tornare all’Eliseo. Un avversario troppo temibile per Nicolas Sarkozy, l’impopolare quanto arrogante inquilino del 55 di Faubourg Saint-Honoré a Parigi.

Per Anne Sinclair, giornalista politica di punta che dopo il matrimonio, avvenuto nel ’91, ha messo l’amore davanti alla carriera, la prospettiva di diventare Première Dame non era per niente attrattiva. Come ha detto lei stessa non ne aveva voglia, ma non si è mai opposta alle decisioni politiche del marito: “Se pensi di voler andare all’Eliseo, io sarò al tuo fianco.” E al suo fianco c’è stata. Non nella corsa alla conquista di un paese ma, per dimostrare al mondo intero l’innocenza di Dominique di fronte all’infamante accusa.

Quando Laurent Delahous, giornalista di France 2 autore dell’intervista in TV, le ha chiesto la sua opinione sull’intera vicenda, la Sinclair ha usato parole dure definendo il comportamento dell’ex marito stupido e infantile: “Non all’altezza dell’uomo che credevo fosse e soprattutto del destino a cui ambiva”.

Quel 15 maggio 2011, la notizia dell’arresto di Strauss-Kahn per la Sinclair, che in quei giorni si trovava a Parigi nel loro appartamento dell’elegantissima Place des Vosges, arrivò con i giornali del mattino, come un fulmine a ciel sereno.

Un’amica della coppia racconta che Anne, grazie ai grandi mezzi economici di cui dispone essendo erede di una delle più importanti collezioni d’arte di Francia, scelse di affittare un aereo privato per raggiungere New York con una cerchia ristretta di collaboratori e avvocati. Un volo di linea era impensabile data l’attenzione mediatica riservata allo scandalo. L’amica ricorda: “Eravamo sospesi in cielo mentre sotto di noi si stava scatenando l’inferno”.

Dsk, però, allora non era soltanto la figura di spicco del partito socialista e uno degli economisti più stimati al mondo, ma la sua fama di tombeur de femmes seriale lo precedeva. Era un uomo, dalla tipica spocchia francese, conscio della sua posizione di grande potere e prestigio e perciò convinto che nulla e nessuno gli fosse negato. Si considerava parte dell’élite mondiale degli intoccabili.

La carriera del seduttore e quella politica sono sempre andate di pari passo fino all’incontro con Anne nel ’89. Si dice che per Dsk fu subito amore. Poi nel giro di qualche anno arrivarono i rispettivi divorzi dai precedenti matrimoni e il nuovo matrimonio, il loro, ma le voci sulle presunte infedeltà di Strauss-Kahn non lo hanno mai abbandonato. La Sinclair, da donna innamorata e pragmatica, però ha sempre scelto di fidarsi: “Ogni volta che avevo un dubbio o dei sospetti lui sapeva rassicurarmi”. Sorride e aggiunge: “So che può sembrare scemo…”

Di possedere la stoffa della Première Dame l’aveva già dimostrato nel 2008 quando perdonò il marito per un tradimento con una dipendente del Fondo Monetario Internazionale. Lui giurò: “È successo solo questa volta!”

Invece qualche anno più tardi la storia si ripetè ma con accuse e scenari ben peggiori. Anne non ha mai dubitato dell’innocenza del marito riguardo al tentativo di violenza: “Ho scelto di battermi al fianco di un uomo ingiustamente accusato dalla legge”. Il caso è stato archiviato ad agosto del 2011, ma il treno per la corsa alla presidenza, la carica di direttore del FMI e la moglie erano ormai perdute.

Sulla scelta, da donna forte, di rimanere al fianco del marito nel periodo più buio dice: “Non si abbandona un uomo nel momento del bisogno”.

Dopo si può, e l’ha fatto.

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