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Le radici ca tieni – Parte prima

Un documentario consacra la bellezza femminile delle chiome afro, spesso derise o facile bersaglio di crudeli commenti razzisti

Di Elena Prodi
Pubblicato il 31 Mar. 2014 alle 07:26

“Radici forti” è un documentario che racconta in modo garbato la guerra che molte giovani donne afrodiscendenti combattono quotidianamente contro lo specchio a colpi di piastra, spazzole e prodotti chimici nel vano tentativo di domare le loro chiome leonine, troppo spesso canzonate e bersaglio di crudeli commenti razzisti.

Girati nel 2012 nello stato di Espirito Santo, in Brasile, i tre episodi della serie non pretendono dispensare consigli di bellezza, sono al contrario brevi manuali per insegnare l’autostima a tutte le donne brasiliane che fin dalla prima infanzia riconoscono la loro discendenza africana non solo dal colore della pelle ma anche dalle radici scure e crespe dei loro capelli, così diverse dalle liscissime code di cavallo di molte ragazze bianche.

La ricercatrice e fotografa Charlene Bicalho in soli trenta minuti fruga nei cassetti delle bambine che cominciano già da piccole ad aggredire le loro chiome e ci accompagna nei saloni di bellezza dove le ragazze supplicano i parrucchieri di disciplinare i loro capelli, svelando così l’importante ruolo sociale che giocano ancora oggi i capelli di una donna, nel contesto affettivo così come nell’ambiente accademico e di lavoro.

Questo trittico audiovisuale è un tributo all’estetica nera e celebra l’orgoglio tutto crespo delle afrodiscendenti attraverso una divertente serie di testimonianze di donne che col tempo hanno trovato il coraggio di posare la spazzola, accettare consapevolmente la loro specificità e sorridere allo specchio.

Il primo episodio della serie ( http://www.youtube.com/watch?v=xckeeqhL9_I ) mostra come fin dall’infanzia le donne di colore si preoccupino e si prendano cura dei loro capelli. Il secondo, più interessante e di cui ho di seguito tradotto i contenuti, continua a raccontare come durante l’adolescenza questa preoccupazione si faccia più urgente e la cura della chioma diventi maniacale pur di essere accettate dal gruppo. Il terzo episodio si occupa dell’età adulta, lo tradurrò e pubblicherò in un secondo momento.

Episodio 2: Adolescenza e Gioventù

Testimonianza 1: “Io sono cresciuta pensando di essere bianca. Mi guardavo allo specchio e credevo di essere una ragazza bianca. Non mi consideravo di colore. Quando mi sposerò, anche se dovessi farlo con un uomo di colore, mio figlio sarà mulatto perché io sono bianca e da bianca voglio dei bei capelli sistemati. [Sorride, ironicamente]
In realtà i miei capelli sono crespi e sottili e ho sempre dovuto trattarli. Li tagliavo poco e la prima volta che li ho lisciati con prodotti chimici il trattamento è durato un anno. Con il tempo però i capelli si spezzavano e cadevano, come se avessi avuto il cancro. Rimasi quasi pelata”.

Testimonianza 2: “Ho iniziato a preoccuparmi dei miei capelli e a trattarli a quindici anni, mi piaceva un ragazzo e iniziai a prendermi molta cura di loro, li volevo lisci”.

Giornalista: “Con che frequenza li piastravi?”

Testimonianza 2: “Tutti i fine settimana e quando ho deciso di smettere di trattarli hanno iniziato a cadere, avevo diciotto anni. In quel periodo avevo un fidanzato e il mio ragazzo non accettava che portassi i capelli crespi, dovevo averli lisci e lucenti”.

Testimonianza 3: “I prodotti chimici che usavo per stirare i ricci lasciavano i miei capelli disciplinati, lisci alla radice e leggermente mossi sulle punte. Io odiavo i miei capelli ricci così ho iniziato a piastrarli a dieci anni”.

Testimonianza 4: “Il costante utilizzo di prodotti chimici e idratanti e la caduta dei capelli mi hanno accompagnata durante tutta l’adolescenza. Credevo che non ci fosse altro modo per prendermi cura della mia chioma. L’anno scorso ho partecipato a un progetto in una scuola quando mi si è avvicinata una ragazzina dicendo: “Vorrei i capelli come i tuoi ma mia mamma non me lo permette”. Così ho risposto: “Adesso obbedisci a tua madre, quando sarai grande e indipendente potrai fare quel che vuoi”. Sapete, anche io avrei voluto che mia madre mi piastrasse i capelli per renderli più belli ma ora capisco che nella mia richiesta si celava un senso di inadeguatezza. Avevo interiorizzato quel complesso di inferiorità che ancora oggi caratterizza i discendenti africani e che trova origine nella triste storia della schiavitù”.

Testimonianza 5: “Mia madre è bianca e ricordo che quando ero piccola odiavo quando mi portava dalla parrucchiera che mi sottoponeva a tutti quei trattamenti anticrespo. Durante l’ultimo anno del liceo non sopportavo più di portare le trecce e tanto meno andare nei saloni di bellezza, così ho iniziato a prendermi cura da sola dei miei capelli, li ho lasciati crescere senza applicare ulteriori trattamenti, li ho tagliati e ora eccoli, ho una bella chioma afro! La mia identità era soffocata così come lo erano i miei capelli con tutti quei prodotti chimici”.

Testimonianza 2: “Guarda questa foto, guarda che assurdità, pensavo solo ad avere i capelli lisci, dovunque andassi dovevo essere in ordine e non potevo bagnarli, non potevo andare in piscina o in spiaggia altrimenti tornavano crespi e il mio ragazzo minacciava di lasciarmi. Una volta ero dal parrucchiere e mentre mi pettinavano cominciai a perdere ciocche da tutte le parti. Il parrucchiere dovette tagliarli tutti, rimasi solo con un dito di capelli in testa”.

Testimonianza 1: “Spesso, nel fine settimana, andavo con mia mamma e con le amiche a fare pic-nic in un parco. Mia madre ci ripeteva sempre: “Siete nere e per questo siete bellissime”. Ma quando a dirlo è un genitore non vale, loro sono di parte! Volevo che fossero i miei coetanei a dirmi che ero bella ma loro continuavano a ripetermi che ero brutta e che i miei capelli erano ancora più brutti”.

Traduzione di Elena Prodi

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