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La mappa dei sogni

I sogni non sono fatti per essere solo immaginati. Ecco la piccola rivoluzione dei giovani in Myanmar.

Di Action Aid
Pubblicato il 1 Ago. 2013 alle 16:06

Tha Yet Gwa è un villaggio nei pressi della città di Myaing, in Myanmar. Il padre di Hnin Pan Phyu, una giovane volontaria di ActionAid Myanmar, se ne andò da lì quando aveva 13 anni per sfuggire a quella difficile realtà. Dopo la morte dei suoi genitori, Hnin Pan Phyu ha deciso di tornare proprio a Tha Yet Gwa, dove vive sua zia, e lì la sua vita come quella degli altri abitanti del villaggio, è cambiata.

“Un anno dopo il mio arrivo, ActionAid ha cominciato a lavorare a Tha Yet Gwa. Prima di diventare volontaria, ero una ragazza qualunque e non sapevo davvero come avrei potuto partecipare alla vita del mio villaggio per contribuire al suo sviluppo. Dopo il periodo di training ho acquisito nuove competenze da poter impiegare come volontaria”. Hnin Pan Phyu, così come moltri altri giovani in Myanmar, ha preso parte al programma di youth fellowship promosso da ActionAid per formare giovani leader che possano indurre il cambiamento nelle proprie comunità, attraverso metodi partecipativi.

E’ così che gli abitanti di Tha Yet Gwa si sono rimboccati le maniche e insieme, hanno valutato i bisogni del loro villaggio per comprendere cosa fosse necessario per avviare un processo di sviluppo. Hnin Pan Phyu ha organizzato degli incontri con tutti gli abitanti con l’obiettivo di ricostruire la situazione del villaggio. Si sono prese in considerazione cinque dimensioni: quella sociale, economica, il grado di vulnerabilità, la situazione dei diritti delle donne e le relazioni e le dinamiche di potere esistenti fra i vari gruppi del villaggio.

Insieme gli abitanti hanno disegnato una “Mappa sociale”, che vuole essere una fotografia di Tha Yet Gwa e sempre tutti insieme sono riusciti a capire che i problemi che affliggono il villaggio sono frutto della violazione dei diritti umani.

il problema che maggiormente influisce sulle loro vite è l’approvvigionamento di risorse idriche.

“Dobbiamo andare lontano per procurarci dell’acqua. Se ce ne fosse abbastanza, ce la scambieremmo a vicenda come facciamo senza problemi con il riso. Invece l’acqua, soprattutto quella potabile, non è mai abbastanza. Ogni mattina all’alba la gente la va a prendere ma poi non rimane molto tempo per fare altri lavori”.

E dopo aver elaborato le necessità della comunità, si parte alla ricerca delle soluzioni, anche se quelle soluzioni sembrano un sogno. “Una diga” gridano all’unisono gli abitanti di Tha Yet Gwa , quando gli viene chiesto dai volontari quale sia la prima cosa che ritengono necessaria per migliorare le loro vite. Seguono un acquedotto, una strada, l’ elettricità, un ponte e una libreria.

Ma i sogni non sono fatti solo per essere immaginati. Sono fatti per essere realizzati! Così, dalla “Mappa dei sogni” si passa all’elaborazione di un vero e proprio piano di azione che Hnin Pan Phyu con altri volontari del villaggio hanno presentato alle autorità locali e nazionali. Il “Village book” raccoglie tutte le informazioni relative al villaggio, elaborate e raccolte dagli abitanti stessi. E’ un documento che, mostrando la situazione iniziale, arriva ad indicare alle autorità le esigenze della popolazione del luogo, proponendo una via concreta per soddisfarle.

Il “Village book” rappresenta alla perfezione l’approccio bottom-up promosso da ActionAid Myanmar per lo sviluppo delle comunità locali. Attraverso l’aiuto dei volontari, sono le stesse comunità a raccogliere dati e analisi per esaminare la propria situazione e pianificare con le loro stesse mani il loro sogno. Il cambiamento.

“Sarebbe veramente utile se il Dipartimento potesse collaborare con le ONG per realizzare un “Village book” ovunque. E’ infatti da molto tempo che si cerca di raccogliere informazioni dettagliate sulle varie realtà locali ma le difficoltà sono sempre molte”, spiega U Mynt Tin, del Dipartimento per il Piano Nazionale.

Dopo appena un anno dalla presentazione del “Village book”, a Tha Yet Gwa l’approvvigionamento di acqua non è più un problema. La diga è stata costruita attraverso la piena collaborazione fra abitanti del luogo, ONG e autorità.

“Prima non credevo di valere così tanto. Ora mi sento davvero importante per il mio villaggio e per la mia gente”, afferma Hnin Pan Phyu. “Spero che mio padre, che un tempo era fuggito da questo posto, possa vedere, anche se non c’è più, i cambiamenti che abbiamo realizzato!”

La diga, l’acquedotto, la strada sono diventati realtà. Ora, spazio a nuovi sogni. A un nuovo cambiamento, a una nuova piccola rivoluzione.

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