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L’emigrazione ai tempi di Facebook

Il voto italiano, visto all'italiana, dall'italiano popolo dei social network

Di Giacomo Giovanardi
Pubblicato il 28 Feb. 2013 alle 12:00 Aggiornato il 28 Nov. 2018 alle 14:03

L’emigrazione ai tempi di Facebook

“Me ne vado!” uno spettro s’aggira per i social network. “Me ne vado all’estero! Bla bla bla”. D’altronde noi Italiani “Prima 45 milioni di fascisti, il giorno dopo 45 milioni di antifascisti e bla bla bla” –uiston cercill-. Oppure ancora “Noi Italiani perdiamo guerre come le partite di calcio e le partite come le guerre e bla bla bla” sempre –uiston cercill- (per chi non lo conoscesse Winston Churchill era quello che autorizzava il bombardamento indiscriminato di civili italiani durante la Seconda Guerra Mondiale).

E poi anche il grande, geniale, mitico Nanni Moretti nella sua pietra miliare (il suo capolavoro con la C maiuscola oserei dire!) Il Caimano, fa dire all’illuminato produttore polacco (ah la Polonia! Terra di ancestrali tradizioni democratiche e libertarie): “Ogni volta che penso che gli Italiani abbiano toccato il fondo mi accorgo che in realtà stanno scavando e bla bla bla” (o qualcosa del genere).

D’altronde quando ti trovi in una situazione di empasse come quella che sta attraversando l’Italia, come fai a non citare questi fulgidi esempi di morale democratica che, va detto, su facebook fanno sempre la loro porca figura?! E poi ora noi siamo la vergogna d’Europa quindi è bene rivolgere le nostre speranze di salvezza ai giganti dell’ europeismo atavico, vedi la Gran Bretagna o la mitica, grandiosa, superlativa, stupenda, socialistissima Francia.

Meno enfasi si registra invece nei confronti della Germania (comunque indubbiamente migliore ed anche tradizionalmente più dedita alla democrazia rispetto a noi impenitenti fascistelli ); forse perché in Germania non bastano le lamentele a dare credibilità, non servono di certo a pagare le tasse, né fanno camminare le macchine. In Germania ti fai il mazzo e le cretinate new age, le mostre vintage e gli aperitivi cool, non attaccano, vali quanto produci e non sei migliore di qualcun altro perché ti lamenti di Berlusconi e Peppe (o Beppe, non l’ho capito) Grillo.

L’ importante rimane dunque prendersela con gli Italiani indistintamente, perché votano questo o votano quello. Non è importante che questo (sciagurato) esito elettorale dipenda dall’ eccessiva austerity impostaci. Non è importante il fatto che se la classe politica partorisce queste patacche, il popolo solamente queste patacche può e deve votare. Piccola riflessione: per altro il più “europeista” dei candidati, quello che agli occhi dell’Europa – porto d’approdo di tanti aspiranti emigranti da social network- era il più ben visto, non è arrivato al 10% delle preferenze.

Ma va bene così, oggi a quanto leggo spulciando la pagina facebook, dovremmo essere qualche milioncino in meno in Italia, o quanto meno altrettanti dovrebbero essere con la valigia in mano a premere lungo le frontiere per raggiungere l’eldorado europeo al grido di “Via da questo inferno!”. Glorioso popolo di internet, ti ringrazio perché nel bene e nel male, nei momenti gravi come in quelli leggeri, qualsiasi sia l’argomento sul quale ti accingi a gettarti a capofitto, riesci sempre, inesorabilmente, a strapparmi una grassa risata.

 

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