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L’altra Germania: l’Austria al voto

Un risultato rassicurante e drammatico allo stesso tempo

Di Livio Ricciardelli
Pubblicato il 29 Set. 2013 alle 20:41

“L’altra Germania”: la negatività del voto austriaco.

Sembra uno scherzo del destino. Ma a solo una settimana dalle elezioni federali in Germania anche Vienna ha dovuto rinnovare il proprio parlamento nazionale. Con esiti non troppi dissimili da quelli berlinesi, ma ben più drammatici.

In primo luogo la situazione austriaca si differenziava da quella tedesca per un motivo principale: il governo austriaco è attualmente retto da una grande coalizione tra socialdemocratici e popolari al contrario della Merkel che dal 2009 ad oggi ha potuto governare assieme al proprio junior partner naturale (i liberali della Fdp). Una differenza che però ha portato esiti simili: sarà grande coalizione in Austria, fin quando durerà il governo (lo sa bene il cancelliere Faymann, che si trovò a capo dell’esecutivo dopo soli pochi mesi dalla nascita della prima grande coalizione guidata dal compagno di partito Gusenbauer).

Sarà in ogni caso una grande coalizione ben più omogenea rispetto a quella tedesca: i socialisti della Spo hanno ottenuto il 26.3%% (peggior risultato di sempre) mentre i popolari si attestano su un 23.5% (a sua volta il peggior risultato di sempre). Un governo più omogeneo che però, proprio in questa omogeneità, nasconde il volto della tragedia: la Fpo Heinz Christian Strache aumenta del 4% piazzandosi ad un terzo posto. Insomma, l’ondata euroscettica che sembra esser stata fermata in Germania (con l’Afd sotto al 5%) continua ad ottenere successo tra i cugini viennesi. Del resto da questo punto di vista l’Austria è sempre stato un laboratorio politico: nel procrastinare, come ineluttabile conclusione, le grandi coalizioni tra socialisti e popolari e nel proporre forze politiche che, tradendo un impianto di tipo “nazionale e liberale”, assumono connotati prettamente xenofobi ed euroscettici.

Mentre in Germania la situazione è drammatica per la Spd nella misura in cui non riesce a contendere alla Cdu la maggioranza relativa dei voti (relegando il proprio leader, nella migliore delle ipotesi, a svolgere il ruolo di vicecancelliere) in Austria il problema riguarda entrambi gli schieramenti che in questo schema non possono che governare assieme. Due avversari che non possono in alcun modo non essere alleati. Pena la vittoria del fronte populista.

Ecco perché il voto austriaco assume due distinti connotati: rassicurante, perché viene confermata la grande coalizione e gli euroscettici restano al terzo posto, drammatica, perché la grande coalizione perde lentamente pezzi e consensi.

Di scuola, da una situazione di questo tipo si esce solo in un modo: nell’individuare un leader carismatico in grado di guidare una grande coalizione, rafforzare il proprio partito di provenienza e indebolire il partner “di minoranza”. Con l’aggravante che un indebolimento dei popolari in Austria può comportare una crescita ulteriore degli euroscettici.

Insomma, tante domande e tante incognite. L’unica certezza, per quanto riguarda l’individuazione del “leader carismatico”, riguarda Faymann che pare non possa assolvere a dovere questo ruolo. Lo condivide anche la Donna più potente del mondo…

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