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Jimmy Carter va in Nord Corea

L'ex presidente sta organizzando un viaggio a Pyongyang per liberare un cittadino americano che si trova da mesi ai lavori forzati

Di Nicolas Lozito
Pubblicato il 29 Lug. 2013 alle 13:57

Jimmy Carter, 39esimo presidente statunitense, è pronto a tornare in Nord Corea; in quella che ha tutta l’aria di essere una missione diplomatica di salvataggio. L’obiettivo dichiarato, infatti, è la liberazione del missionario cristiano Kenneth Bae, un cittadino americano attualmente incarcerato (e messo ai lavori forzati) dopo una sentenza della corte suprema nordcoreana lo scorso Aprile che lo ha accusato di tramare contro lo Stato coreano. La data non è ancora stata annunciata, ma è certo che il viaggio avvenga “presto”. 

Stando alle fonti disponibili, Carter starebbe organizzando il viaggio in maniera privata, senza passare per la Casa Bianca e il Dipartimento di Stato. E non sarebbe la prima volta, in effetti. Carter è intervenuto in Corea del Nord altre due volte: nel 1994, quando su consiglio di Bill Clinton atterrò a Pyongyang per risolvere una controversia che si era creata con gli ispettori dell’Agenzia Atomica (e portando i due Paesi a siglare un accordo durato per quasi dieci anni); e nel 2009 quando riuscì a far liberare un altro detenuto. 

Non è però l’unico presidente americano ad immolarsi per la causa americana in Nord Corea: anche Bill Clinton è dovuto intervenire. È grazie a loro due che tutti i cinque americani che sono stati detenuti nel Paese dal 2009 fino al 2013 sono stati liberati, ognuno grazie a una “speciale” e privata missione diplomatica. Ora mancava solo Bae, ma tutti sono fiduciosi che l’intervento di Carter possa risolvere la questione. 

Seppure lo staff di Carter abbia precisato che la visita servirà solamente per la liberazione di Bae, è probabile che Kim Jong-un ne approfitti per mostrarsi bello e forte di fronte al suo popolo e alla comunità internazionale. Non si erano sprecati i tour e le foto (questa è molto bella) con Carter nel 2009 quando al potere c’era ancora suo padre, il Caro Leader Kim Jong-il, figurarsi oggi – con tutte quelle giostre, quelle parate, quei prodigi tecnologici che la Nord Corea ha creato sotto Kim Jong-un.

Prima di questa notizia, anche Dennis Rodman, ex stella dell’NBA e già affezionato amico di Kim Jong-un (aveva vistato il Paese lo scorso Febbraio), aveva annunciato la sua volontà di salvare il missionario americano. Un suo viaggio era stato previsto per questo Agosto, ma ora i piani potrebbero cambiare. La basket diplomacy non può nulla di fronte a un ex-produttore di arachidi, diacono, presidente americano. 

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