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Insostenibile vicinanza d’Istanbul

Se avere un altro aeroporto significa perdere un polmone verde (e forse anche umano)

Di Cristoforo Spinella
Pubblicato il 20 Apr. 2013 alle 17:00

Istanbul è vicina. Può apparire banale, ma molti ancora la vedono come una meta esotica, complicata, costosa. Lontana, appunto. Di certo, non pensano a un viaggio low cost, né guardano troppo alle occasioni last minute. Piuttosto, la immaginano legata a un tour organizzato, o comunque da organizzare bene. Perché poi magari è pure un po’ pericolosa, la Turchia.

E invece no. Non farò pubblicità, ma del resto non è difficile trovare voli a prezzi accessibili per la megalopoli turca. Per l’Italia è soprattutto il secondo aeroporto cittadino, il Sabiha Gokçen nella parte asiatica, a essere lo scalo principale, dove atterrano un paio di compagnie “economiche”: con poco più di cento euro, si può trovare un volo a/r da Roma o Milano. Alitalia, invece, punta su Atatürk nella sponda europea, che con 37 milioni di passeggeri all’anno è lo scalo principale. Almeno finora.

Perché tra i tanti progetti di espansione e rinnovamento urbano della città c’è quello di un terzo maxi-aeroporto che dovrebbe diventare anche un grande hub regionale. Anzi: «il piu’ grande del mondo», secondo il ministro dei Trasporti Binali Yıldırım. Con sei piste e una capacità di 150 milioni di passeggeri all’anno, oltre a 100mila persone che ci lavoreranno stabilmente, è al centro della strategia del premier Tayyip Erdoğan per affermare una nuova centralità della Turchia nella regione.

Come molti altri progetti – ingombranti o addirittura “folli”, tipo quello del canale artificiale che dovrebbe servire a decongestionare il Bosforo – c’è però un però. E nemmeno piccolo: stando alla Valutazione d’impatto ambientale fatta dalle autorità, per costruire l’aeroporto si dovranno abbattere più di 650mila alberi. La struttura sorgerà infatti in un’area di 7.650 ettari sul mar Nero e nei pressi del lago Terkos che è occupata per l’80 per cento da foreste. Non è tutto: la spianata di cemento provocherà la scomparsa di circa 70 specie animali che oggi vivono nella zona.

Più turisti, più soldi, più affari. Un cammino che certo renderà Istanbul sempre più importante nello scacchiere internazionale. E forse, per gli italiani, ancora più facile arrivarci. Ma per la vivibilità di una città che già oggi vanta appena 6,4 metri quadri di spazi verdi per ogni abitante (meno di un terzo della media europea), e neppure molto ben distribuiti, forse si poteva scegliere qualche altro posto.

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