Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Menu
Home » Senza categoria

Il mondo questa settimana

Uno sguardo complessivo agli eventi più importanti degli ultimi sette giorni

Di Alessandra Antolini e Miriam Beiato
Pubblicato il 21 Dic. 2012 alle 16:17 Aggiornato il 27 Nov. 2018 alle 10:57

Il mondo questa settimana 9

Standard & Poor’s ha rialzato il rating della Grecia a B- da selective default, con prospettive stabili. Gli 11 miliardi spesi nei giorni scorsi per ridurre il debito del Paese hanno spianato la strada all’arrivo della nuova tranche di aiuti da 49 miliardi da parte di Bce, Ue e Fmi. La prima rata da 34 miliardi servirà a ricapitalizzare le banche e a saldare gli arretrati dello Stato.

Il premier britannico David Cameron è andato in Afghanistan per una visita alle forze militari del suo Paese. “Dopo il 2014”, ha detto Cameron, “il numero delle forze britanniche verrà ridimensionato. Non ci saranno truppe combattenti. Inizieremo a ridurre il numero degli effettivi in maniera progressiva già da subito”.

Questa settimana è passato al Congresso di Madrid il bilancio 2013, che prevede tagli in tutti i settori per arrivare a un deficit del 4,5 per cento del Pil nel 2013, se quello di quest’anno si confermerà al 6,12 per cento. Il bilancio è stato approvato con i voti della maggioranza, mentre l’opposizione ha parlato di “macelleria sociale”.

In seguito all’intervento medico della settimana scorsa, mercoledì 19 dicembre i medici hanno dichiarato che le condizioni del presidente venezuelano Hugo Chavez sono “stabili”. Al momento è il vice presidente Nicolas Maduro a sostituirlo, mentre migliaia di persone continuano a pregare per lui e varie funzioni religiose vengono organizzate nei luoghi-simbolo del governo.

Negli Stati Uniti comincia a farsi concreto l’incubo del fiscal cliff. La lotta interna ai Repubblicani ha fatto saltare il piano B presentato dallo speaker della Camera John Boehner. Il testo, che prevedeva l’aumento delle tasse per i redditi superiori al milione di dollari, non aveva l’appoggio dei sostenitori del Tea Party. Senza aver raggiunto un accordo bipartisan, il primo gennaio scatterà l’aumento delle tasse per il 98 per cento delle famiglie americane, e ci saranno pesanti tagli alla spesa pubblica.

In seguito alla strage di Newtown, in Connecticut, mercoledì 19 dicembre il presidente Obama ha detto di volere proposte concrete entro gennaio sul controllo delle armi da fuoco. L’incarico è stato affidato a un gruppo di lavoro guidato dal vice presidente Joe Biden e formato da vari deputati e funzionari del governo.

Alle elezioni politiche anticipate tenutesi in Giappone ha trionfato il Partito Liberal-Democratico, guidato da Shinzo Abe. I conservatori avevano mantenuto il potere ininterrottamente dagli anni Sessanta al 2009 e, in questa occasione, hanno conquistato 296 seggi su 480, insieme ai 32 seggi dell’alleato New Komeito. Il ritorno di Abe dovrebbe comportare l’adozione di una linea dura nello scontro con la Cina sulle isole Senkaku.

Il 19 dicembre, in Corea del Sud, le elezioni presidenziali hanno visto trionfare il primo presidente donna nella storia del Paese, Park Geun-hye. La candidata conservatrice, figlia del dittatore Park Chung-hee, ha ottenuto il 51,6 per cento delle preferenze. Un giorno dopo la vittoria, durante il suo primo discorso ufficiale al Paese, ha sottolineatola la ‘grave’ sfida alla sicurezza rappresentata dalla Corea del Nord.

Non si placano le tensioni in Siria. Il 17 dicembre un bombardamento degli aerei del regime su di un campo di profughi palestinesi a Damasco ha causato almeno 25 morti. Nel frattempo, le Nazioni Unite hanno chiesto al governo di permettere le importazioni di carburante e di far entrare altre 10 agenzie umanitarie nel Paese, per far fronte alla crescente crisi umanitaria: più di due milioni e mezzo di persone hanno bisogno di assistenza. A oggi, le vittime del conflitto ammontano a circa 20 mila, mentre sono almeno 500 mila coloro che hanno lasciato la Siria per rifugiarsi all’estero.

Le conclusioni tratte dalla commissione indipendente istituita per volontà di Hillary Clinton, con il fine di indagare sui fatti dell’11 settembre a Bengasi, sono state durissime. Le morti dell’ambasciatore americano in Libia, Christopher Stevens, e di altri tre cittadini statunitensi sarebbero state causate da un’inadeguatezza generale del livello di sicurezza e da una grave mancanza di reazione agli attacchi.

Leggi l'articolo originale su TPI.it
Mostra tutto
Exit mobile version