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Il mondo questa settimana

Uno sguardo complessivo agli eventi più importanti degli ultimi sette giorni

Di Alessandra Antolini e Miriam Beiato
Pubblicato il 14 Dic. 2012 alle 12:41 Aggiornato il 27 Nov. 2018 alle 10:51

Il mondo questa settimana 8

Il primo ministro italiano Mario Monti ha dichiarato sabato 8 dicembre che presenterà le sue dimissioni entro la fine dell’anno, in seguito al voto parlamentare sul bilancio, durante il quale il Pdl ha ritirato il supporto al governo tecnico. L’ex premier Silvio Berlusconi ha paventato l’ipotesi di una sua ennesima candidatura, nonostante la sua precedente decisione di ritirarsi dalla politica. Le elezioni anticipate si terranno nei primi mesi del 2013.

Il 9 dicembre si sono tenute le elezioni parlamentari in Romania, che hanno visto il trionfo della coalizione di centro-sinistra (Social liberal Union) del premier uscente, Victor Ponta, con la maggioranza assoluta di circa il 59 per cento dei voti. A questo punto resta incerta la relazione che si instaurerà tra Ponta e il presidente Traian Basescu, suo rivale, il cui mandato scadrà solamente nel 2014.

Il 10 dicembre l’Unione Europea ha ricevuto a Oslo il Premio Nobel per la pace. Nei giorni successivi all’interno dell’Ue ci sono stati chiari segnali di cooperazione tra i governi, con il raggiungimento di un accordo sulle regole da adottare per la supervisione bancaria e di un piano d’azione per una maggiore e più profonda integrazione.

Il presidente venezuelano Hugo Chávez si è recato nuovamente a Cuba per sottoporsi a un’operazione chirurgica. In questa occasione, per la prima volta, ha parlato apertamente di un suo possibile successore, facendo il nome del vicepresidente Nicolás Maduro.

Susan Rice, ambasciatrice americana all’Onu e candidata a sostituire Hillary Clinton come segretario di Stato, ha rinunciato alla carica, in seguito alle crescenti pressioni esercitate in particolar modo dai Repubblicani.

La Corea del Nord ha lanciato mercoledì 12 dicembre un razzo a lungo raggio, mettendo in orbita un satellite malgrado le pressioni della comunità internazionale. Immediata la reazione degli Stati Uniti, della Corea del Sud e del Giappone. Anche il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon ha condannato il lancio per le “conseguenze che l’atto provocatorio può avere su pace e stabilità”. A sorpresa anche la Cina, ultimo grande alleato di Pyongyang, ha criticato l’iniziativa e detto che la Corea del Nord “deve rispettare” le risoluzioni Onu che vietano l’uso di strumenti balistici.

Dopo la fine anticipata della deludente legislatura del premier Noda (Partito Democratico), il Giappone rinnova parzialmente il parlamento domenica 16 dicembre. Favorito il Partito Liberal Democratico di Shinzo Abe, ma l’emergere di nuove forze politiche potrebbe rompere il bipolarismo. Al centro della campagna elettorale ci sono politica estera, economia ed energia.

In Egitto, il referendum indetto dal presidente Mohamed Morsi per il 15 dicembre per approvare la nuova Costituzione ha causato un’ondata di proteste. Le piazze del Paese si sono divise drasticamente tra oppositori e sostenitori del governo. I manifestanti si rifiutano di votare per un documento che “viola diritti e libertà”: la Costituzione è infatti largamente ispirata ai precetti del Corano.

Durante l’incontro degli ‘Amici della Siria’ tenutosi in Marocco mercoledì 12 dicembre, più di cento Stati hanno riconosciuto formalmente l’opposizione siriana come ‘rappresentante legittimo’ del popolo. Precedentemente già gli Stati Uniti, la Francia, la Gran Bretagna, la Turchia e le monarchie del Golfo Persico avevano dato il proprio riconoscimento.

In seguito a un colpo di Stato in Mali da parte dei militari, il primo ministro Cheick Modibo Diarra ha rassegnato le dimissioni martedì 11 dicembre. Il giorno seguente il presidente maliano ad interim, Dioncounda Traoré, ha nominato Django Sissoko nuovo primo ministro, annunciandolo alla televisione di Stato maliana, la Ortm.

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