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Il mondo questa settimana

Uno sguardo agli eventi più importanti degli ultimi sette giorni.

Di Alessandra Antolini e Miriam Beiato
Pubblicato il 11 Gen. 2013 alle 15:02 Aggiornato il 27 Nov. 2018 alle 11:08

Il mondo questa settimana 12

In Italia si è raggiunta lunedì 7 gennaio l’intesa tra la Lega e il Pdl, ma è scoppiato il problema del candidato premier. Maroni vuole infatti scrivere sulla scheda il nome di Giulio Tremonti, mentre Silvio Berlusconi rilancia quello di Angelino Alfano. In generale, il segretario della Lega esprime soddisfazione: “È un accordo che mi soddisfa molto, perché posso ragionevolmente affermare che in Lombardia si vince”.

La corte costituzionale ungherese ha annullato la legge elettorale che aveva provocato forti critiche da parte dell’opposizione. Secondo questa legge tutti gli 8 milioni di elettori ungheresi dovevano effettuare una registrazione speciale almeno due settimane prima delle elezioni previste per il prossimo anno. Gli elettori giunti al seggio sarebbero stati controllati sulla base di questa registrazione. La corte costituzionale ha deliberato che la nuova legge avrebbe fortemente limitato i diritti dei votanti.

Tre donne curde, e tra queste la cofondatrice del Pkk, Sakine Cansiz, sono state uccise nella notte tra il 9 e il 10 gennaio con un colpo in testa nell’appartamento del centro pubblico di informazione del Kurdistan a Parigi. Per gli investigatori si tratta di una vera e propria esecuzione. Secondo il movimento curdo in Francia: il delitto giunge “nel momento in cui il governo turco avvia negoziati diretti con il leader Ocalan”.

Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha nominato il 57enne Jack Lew nuovo segretario al Tesoro, al posto di Timothy Geithner. Lew era chief of staff della Casa Bianca. La nomina dovrà essere confermata dal Senato. Lew rompe con la recente tradizione dei segretari al Tesoro americani: conosciuto come leale democratico ed esperto in materia di bilancio non è, a differenza dei suoi predecessori, un guru dei mercati finanziari né ha ampi contatti con Wall Street.

Si è svolta un’imponente manifestazione giovedì 10 gennaio a Caracas per rendere omaggio a Hugo Chavez e al rinnovo del suo mandato presidenziale, nel giorno in cui si sarebbe dovuto tenere l’insediamento ufficiale, rimandato a data da destinarsi. Il presidente venezuelano è ancora ricoverato a Cuba per l’asportazione di un tumore. Insieme alle migliaia di persone, erano presenti anche i presidenti di Bolivia, Uruguay e Nicaragua; mentre l’opposizione continua a chiedere nuove elezioni, per l’assenza del leader, e ha indetto una nuova manifestazione.

Il governo del Cile ritiene che alcuni attivisti indigeni mapuche potrebbero essere responsabili di un degli incendi boschivi che ha ucciso sette vigili del fuoco. Si tratta, secondo il ministro degli Interni, di un gruppo di mapuche coinvolto in dispute per la proprietà della terra. Il presidente Sebastian Pinera ha invocato uno legge antiterrorismo per perseguire i responsabili. In risposta, gli attivisti mapuche hanno accusato il governo di cercare di criminalizzare il loro movimento.

In Cina circa 100, tra giornalisti e tecnici del Southern Weekeend, un giornale della provincia meridionale del Guangdong, sono scesi per la prima volta in sciopero per manifestare contro la censura. La protesta è esplosa a causa del messaggio del Nuovo Anno che il responsabile del dipartimento della propaganda, Tuo Zhen, ha scritto in modo da essere un aperto tributo al Partito Comunista e al suo leader Xi Jinping, al posto dell’editoriale preparato dallo staff del giornale che invece chiedeva riforme.

Eric Schmidt, il presidente esecutivo di Google, ha terminato giovedì 10 gennaio il proprio viaggio in Corea del Nord insieme con una delegazione di statunitensi che comprendeva anche Bill Richardson, l’ex governatore del New Mexico. La visita nei giorni scorsi era stata molto criticata da alcuni osservatori e dai media statunitensi, e c’erano state diverse perplessità anche da parte del Dipartimento di Stato americano. Schmidt e gli altri partecipanti hanno comunque chiarito di essere andati in Corea del Nord a titolo personale, senza rappresentare istanze di istituzioni o aziende.

Nuova Delhi ha convocato l’ambasciatore del Pakistan dopo la morte di due soldati indiani, uccisi dalle truppe pakistane lungo la frontiera con il Kashmir, nel corso di un attacco definito provocatorio. Si sono riaccense così le controversie di frontiera tra le due potenze nucleari rivali.

Dopo sette mesi di silenzio, domenica 6 gennaio il presidente siriano Bashar al-Assad ha pronunciato un discorso alla sede dell’Opera di Damasco, in cui ha analizzato le conseguenze geopolitiche dei recenti avvenimenti in Siria e nella regione e ha proposto un nuovo piano che si può sintetizzare in tre punti: blocco delle operazioni militari, convocazione di una conferenza per il dialogo nazionale e il varo di una nuova costituzione per il Paese. Forti sono state le delusioni nel mondo arabo per il discorso del presidente.

I ribelli del Seleka della Repubblica Centrafricana hanno annunciato ieri un ”accordo di principio per un cessate il fuoco di una settimana” con il governo di Bangui. Lo ha reso noto a Libreville, capitale del Gabon dove si tengono i colloqui di pace, uno dei portavoce degli insorti. I ribelli promettono di firmare l’accordo definitivo a Libreville se il presidente ”dimostrerà di avere buone intenzioni”. La situazione sul terreno rimane comunque tesa, con ricadute fortemente negative per la società civile. Sono stati saccheggiati infatti diversi depositi del programma alimentare dell’Onu, contenenti aiuti destinati alla popolazione.

Il vertice tra i capi dei due Sudan, Omar Bashir e Salva Kiirm, che si è tenuto ad Addis Abeba lo scorso fine settimana si è concluso con l’impegno dei due capi di Stato a dare piena attuazione agli accordi firmati lo scorso 27 settembre, che istituivano una zona smilitarizzata al confine tra i due Stati e prevedevano la ripresa delle esportazioni petrolifere. Sullo status della regione di Abyei, i due presidenti si sono invece accordati per la creazione di una serie di organi amministrativi, legislativi e di polizia. Lo status definito della regione sarà discusso non appena i nuovi organismi diverranno operativi.

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