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Il digital divide dei Repubblicani

Il Partito repubblicano prova a ripensare la sua struttura: investire in tecnologia e dati per battere le innovazioni di Obama

Di Nicolas Lozito
Pubblicato il 3 Mag. 2013 alle 12:24

Obama ha vinto le elezioni del 2008 e del 2012 per un’infinità di ragioni che da anni tutti spiegano e dimostrano. Lo spettro del predecessore Bush, la dialettica, le promesse di cambiamento, gli slogan, la sanità e il lavoro, la crisi, la débacle repubblicana… Ma anche per l’utilizzo iper-innovativo per la politica americana delle nuove tecnologie. Non solo account twitter, newsletter, facebook, video, siti, donazioni online; ma anche un continuo e enorme lavoro su dati e informazioni dei cittadini americani e delle loro preferenze. Data-driven campaign, campagna elettorale guidata dai dati, l’hanno chiamata: utilizzare tutti i dati pubblici in possesso ed incrociarli per scovare possibili elettori democratici che portino più voti possibili nelle casse del partito. In questo modo Obama si è assicurato i due mandati e lo scorso Novembre il suo partito ha riconquistato anche parte del Congresso (il Senato ora è di nuovo a maggioranza democratica). 

I repubblicani in questo senso invece sono sempre stati immobili. Fermi alla loro idea di parito gerarchico, bloccati sulla concezione di un’America identica a quella di 20, 30 anni fa. Ma ora le cose stanno cambiando. Non solo c’è più interesse nei confronti delle minoranze, che con la demografia in continuo mutamento diventeranno sempre più importanti, ma anche sul lato tecnologico si stanno facendo passi da gigante in vista delle elezioni del 2014 e quelle del 2016.  

È stato annunciato, infatti, dal Partito repubblicano un investimento di 20 milioni di dollari per la creazione di uno strumento informatico per la gestione capillare e completa delle informazioni utili per la campagna elettorale. Niente di fantascientifico (là non conoscono il zip war airganon grillino) ma una piattaforma digitale che raccoglerà tutti i dati già in possesso sugli elettori (liste, preferenze, donazioni e altre informazioni open-source) e sui potenziali elettori e le renderà disponibili online per tutti i membri del partito autorizzati. Questi potranno utilizzarli e sviluppare e condividere nuovi sistemi o applicazioni per sfruttare i dati. Lo scopo ovviamente è quello di colmare il digital divide che li separa dal partito avversario e recupeare voti tra i giovani, i disillusi, i non votanti e le minoranze.

Il fondatore del progetto, il repubblicano convinto Dick Boyce della società Liberty Works, ha le idee chiare ed ambiziose: «la nostra azienda e questo nostro prodotto cambierà le sorti della partita politica americana grazie a questo approcio repubblicano e liberista alla tecnologia e ai dati. Stiamo costruendo una piattaforma aperta per aumentare l’accesso ai dati da parte di tutto il team dei repubblicani e allo stesso tempo stiamo portarto creatività e innovazione tecnologica al nostro partito grazie al fatto che tutti potranno sviluppare nuove applicazioni per la piattaforma».

C’è eccitazione tra i repubblicani di nuovo corso e tra i comitati di sostegno dei candidati. I politici più vicini al mondo della tecnologia in questi ultimi anni si sentivano lontani dal approccio datato del partito. Ora, aiutati da preparatissimi data geek (la banda di genietti informatici che non sapendo nulla di politica hanno fatto vincere l’attuale inquilino della Casa Bianca), possono scatenarsi. 

Il nuovo Obama, tecnologico e innovativo, potrebbe essere proprio tra di loro. 

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