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I vignettisti sudanesi

"Kartoom", capitale amara per i vignettisti.

Di Mauro Annarumma
Pubblicato il 1 Feb. 2014 alle 16:28

Sono le 15 ed è uno di quei momenti che invece di passare si fanno pesanti, come gli occhi e l’aria che respiri. Prendi per caso l’unico giornale che hai a portata di mano ed è una vignetta a destarti dal torpore: Nader Genie firma una delle poche tavole in bianco e nero che si trovano oggi in Sudan. Nader Ibrahim Abdel-Halim Mustafa , in arte Nader Genie, disegna sull’Al-Watan di Kartoum.

In Sudan resistono ancora pochi vignettisti, tra una pagina e l’altra , quasi per caso a spezzare la boriosa serietà degli articoli e a sintetizzare, in un colpo d’occhio, la notizia del momento.

Bisogna tornare indietro all’occupazione inglese di fine 800 per ritrovare le prime riproduzioni di tavole satiriche di quotidiani britannici ed egiziani e, quasi mezzo secolo dopo, Adam Eisa era il primo e unico disegnatore sudanese a pubblicare le sue tavole nella rivista “Al-Sebyan”.

Tutti ricordano però, ancora oggi, Ezzadin Osman, i cui scherzi e le cui scenette diventavano motivo di discussione e pubblica ilarità, contribuendo a creare l’opinione pubblica del tempo, dopo l’indipendenza del 1956.

La viva competizione democratica del 1986 dà massimo sviluppo al disegno in bianco e nero sui molteplici giornali che sorsero in quegli anni: Saed Baraka, Tariq Osman, Mohammed Abu Sabeeb, sono solo alcuni dei tanti nuovi artisti che registrarono i fervori a favore delle prime elezioni democratiche nel 1986.

Ma la satira delle vignette nulla può, a quanto sembra, contro l’ineluttabilità degli eventi, e così, appena tre anni più tardi, il Fronte Islamico Nazionale abbatté il governo democratico con un golpe militare e moltissimi giornalisti e disegnatori persero il lavoro, fino al “Nabbed Alkarikaeer” del 1994,il primo giornale satirico sudanese. Attualmente, molti dei disegnatori sono emigrati o lavorano sotto lo stretto controllo della censura, quando non allineati.

Chiudo gli occhi, allora, con quella tavola di Nader tra le mani, come se fosse il ricco bottino della giornata.

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