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Holodomor

Lo sterminio ucraino

Di Lorenzo Declich
Pubblicato il 14 Mar. 2014 alle 11:54

Oggi e la settimana prossima, ospito un amico in questo spazio. E turcologo, studioso di popoli nomadi dell’eurasia e di Europa orientale. Ha scritto due “note”, ecco la prima, da me parzialmente editata:

Maidan Nezalezhnosti, la piazza dell’indipendenza ucraina, teatro principale delle proteste e degli scontri che hanno portato alla recente situazione di crisi tra Ucraina e Russia, è da anni uno dei luoghi privilegiati per commemorare l’Holodomor, il “genocidio ucraino” e, spesso, le commemorazioni hanno assunto un tono fortemente anti-russo, anche prima dei recenti avvenimenti.

La propaganda ucraina anti-russa addita ai russi, da molti anni, la responsabilità dell’Holodomor.

In ucraino questo termine rimanda allo “sterminio per fame” e si riferisce alla grande carestia, provocata dalle politiche economiche dei comunisti russi agli inizi degli Anni Trenta, nell’allora Repubblica Socialista Sovietica Ucraina, che portò alla morte milioni di abitanti dell’Ucraina (le cifre variano enormemente, ma sembra sicuro che non siano state di molto inferiori ai due milioni di morti, con delle stime che superano addirittura i 7 milioni, e oltre).

L’Holodomor, essendo stata una catastrofe senza precedenti nella storia ucraina avvenuta in tempo di pace, è stato riconosciuta alle Nazioni Unite come genocidio, ovvero come azione volontaria di sterminio di un gruppo umano fin dal 2003 da ben 25 Stati, Russia compresa. Il dibattito politico-ideologico al riguardo che oppone gli anti-sovietici e i filo-sovietici (ora in buona parte filo-russi) si è intensificato a partire dai primi anni della dissoluzione dell’URSS ed è una delle ragioni storiche principali che dividono ucraini e filo-russi. Nel 2008 il Parlamento Europeo ha votato una mozione che definisce l’Holodomor come un crimine contro l’umanità.

Le condizioni che portarono ad una carestia di tale portata uno dei luoghi più fertili e coltivati al mondo sono antecedenti alle politiche di collettivizzazione forzata, imposte dall’alto da Stalin e dai suoi consiglieri negli Anni Trenta.Già durante la Prima Guerra Mondiale ed immediatamente dopo, per alcuni anni, l’economia agricola ucraina era stata devastata dall’utilizzo massiccio da parte di tutti gli eserciti prima, e delle varie componenti politiche della Guerra Civile (bolscevichi, bianchi, anarchici, nazioni che aspiravano all’indipendenza da Mosca) della tecnica di guerra della “terra bruciata” che prevedeva di razziare il cibo e di distruggere le produzioni alimentari al fine di ostacolare i nemici. Se gli anarchici in Ucraina (è in questo periodo che emerge in Ucraina la figura di “Batko” Nestor Makhno, il contadino anarchico amatissimo dal popolo e nemico spietato del centralismo burocratico come dei nobili, dei latifondisti e degli eserciti invasori austro-tedeschi) cercarono di salvaguardare le piccole proprietà e di attuare una collettivizzazione volontaria e dal basso, suddividendo le terre espropriate ai latifondisti ai contadini senza terra, che formavano così comuni agricole non centralizzate e burocratizzate, la politica dei bolscevichi fu essenzialmente quella dell’imposizione e della requisizione indiscriminata dei beni alimentari ai contadini, il che portava inevitabilmente ad esplosioni di rivolte popolari anti-bolsceviche, anche di grandi dimensioni e fuori dal territorio ucraino. Tra le più note, e repressa violentemente dai bolscevichi, vi fu quella dei contadini di Tambov, nel 1920, che durò ben undici mesi. La rivolta scoppiò appunto per l’ordine impartito direttamente da Lenin di requisizione coatta e senza retribuzione, delle granaglie. Le tante rivolte popolari, il consolidamento in alcune zone degli anarchici e una siccità che colpì la Crimea nell’estate del 1921, costrinsero Lenin ad ammorbidirsi e ad accettare aiuti internazionali che precedentemente aveva rifiutato.

Venne quindi istituita a Ginevra nel 1921 la Commissione internazionale per gli aiuti alla Russia, nella quale la parte del leone, con i finanziamenti, la facevano gli Stati Uniti. L’operazione durò fino al 1923. Questa prima carestia provocò, secondo alcune stime abbastanza attendibili, 5 milioni di morti, in un’area ben più grande dell’Ucraina attuale.

L’Ucraina era stata molto provata, sia dagli anni di guerra precedente, sia dalla Guerra Civile. La forte adesione dei contadini ucraini al movimento makhnovista, oltre il gran numero di nazionalisti-indipendentisti anti-russi, la contiguità con la Crimea dove covavano da più di cent’anni i sogni d’indipendenza dei tatari e con Stati non facenti parte dell’URSS e timorosi della sua presenza, la rendevano una immensa regione abbastanza problematica per Mosca.

Stalin sapeva bene che, se si voleva adempiere al “salto in avanti” stabilito nel 1928 dal Primo Piano Quinquennale che avrebbe portato l’Unione Sovietica al livello economico-industriale degli Stati occidentali, avrebbe incontrato moltissime resistenze da due ancora numerose “categorie” praticanti attività economiche “del passato”: i contadini non collettivizzati e i nomadi.

L’operazione di modernizzazione venne quindi condotta in maniera tale da costringere centinaia di migliaia di allevatori nomadi, a sedentarizzarsi-inurbarsi in maniera coatta e dislocandoli dove il governo aveva deciso, mentre in Turkmenistan sia i nomadi che i contadini, vennero obbligati a lasciare gli armenti e la tradizionale produzione di cibo, per dedicarsi alla coltivazione di cotone su larga scala. Una fuga collettiva portò i nomadi kazakhi a passare i confini e a stabilirsi in Mongolia, Afghanistan, Cina ed Iran. Per ciò che concerne i contadini ucraini, anche costoro furono costretti a collettivizzarsi in mega-strutture e a rinunciare (chi le aveva) alle loro piccole proprietà di natura familiare.

I contadini reagirono all’imposizione principalmente rifiutandosi di collaborare con i sovietici, preferendo uccidere i propri animali piuttosto che consegnarli. Questo stato di conflittualità perenne, unito alla violenta reazione governativa, portò ben presto alla terribile carestia, che esplose nei primi Anni Trenta e causò l’Holodomor, un evento profondamente sentito e ricordato dagli ucraini oppositori odierni a Putin, considerato l’erede delle politiche sovietiche di colonizzazione.

Giuseppe Cossuto

 

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