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Guida alle Elezioni Generali Britanniche 2015

Tutto quello che c'è da sapere sulle elezioni più divertenti del mondo

Di Livio Ricciardelli
Pubblicato il 7 Mag. 2015 alle 16:47

Tra le elezioni politiche di tutto il mondo, quelle britanniche di certo
sono le più divertenti.
In una serata (quella di giovedì 7 maggio 2015), tutti i mezzi di
comunicazione e le televisioni sono collegate coi vari collegi del paese,
cercheranno di capire quali candidati in Parlamento hanno avuto la meglio e
conseguentemente di che colore sarà il futuro governo di Sua Maestà Britannica.

Si tratta delle elezioni generali più antiche del mondo. E mai come
quest’anno si caricano di incognite tali da rendere incerto l’esito della
consultazione.

Ecco tutto quello che c’è da sapere.

 1) Come si vota e chi vince le
elezioni?

Il Regno Unito è democrazia parlamentare. Vince il fronte capace di
formare una maggioranza assoluta alla House of Commons (la Camera dei Comuni, 650 in totale).
Si vota col sistema maggioritario definito “first past the post”: nei singoli
collegi vince il candidato che prende il maggior numero di voti. Senza la
necessità di ottenere la maggioranza assoluta e senza bisogno di un secondo
turno come in Francia.

 2) Chi sono i principali
candidati?

Formalmente non esistono candidati. Essendo una Monarchia Parlamentare il
Primo Ministro non è elettivo (come in tutti i paesi parlamentaristi del mondo,
a parte Israele per un brevissimo e fallimentare periodo). Esistono però i
leader dei singoli partiti che secondo una prassi consolidata assumono
l’incarico di premier se eletti in Parlamento e se capaci di guidare un
governo. I principali leader delle formazioni politiche (ovvero quelli che
hanno partecipato ai dibattiti televisivi, ma di questo parleremo dopo) sono:
– David Cameron, primo ministro del Regno Unito e leader del Partito
Conservatore.

– Nick Clegg, vice primo ministro del Regno Unito e leader del Partito
Liberal-Democratico.

– Ed Miliband, leader del Partito Laburista.

– Nigel Farage, leader del Partito per l’Indipendenza del Regno Unito.

– Nicola Sturgeon, primo ministro scozzese e leader del Partito Nazionale
Scozzese.

– Leanne Wood, leader del Partito del Galles.

– Natalie Bennet, leader dei Verdi.

 3) Come si è sviluppata la
campagna elettorale?

La campagna elettorale è stata animata da diversi avvenimenti che hanno
scandito la legislatura iniziata nel 2010 e che per la prima volta ha
registrato la nascita di un governo di coalizione (tra Conservatori e
LIberal-Democratici): il referendum che ha bocciato l’indipendenza della Scozia,
la vittoria di Nigel Farage alle elezioni europee del 2014, l’annuncio di un
referendum sulla permanenza del Regno Unito nell’Unione Europea da tenersi
entro il 2017, le Olimpiadi di Londra, l’aumento del prodotto interno lordo al
di sopra della media dell’Eurozona, il matrimonio dell’erede al trono e la
nascita di due suoi figli, la bocciatura nel 2011 di un sistema elettorale
d’impronta proporzionale.
Per la seconda volta della storia del paese, dopo il precedente tra Brown,
Cameron e Clegg, si sono tenuti dei dibattiti televisivi tra i candidati. La
cosa ha assunto un certo perso per due distinti ragioni:

– Il Regno Unito non è una Repubblica Presidenziale e quindi è
discutibile che ci siano dei “candidati” alla carica di capo del governo.
– Secondo molti commentatori (e gran parte dell’entourage del Partito
Laburista) i dibattiti televisivi hanno svolto un ruolo fondamentale nello
scardinare il sistema bipartitico britannico, con l’emergere della leadership
di Nick Clegg e la conseguente nascita di un governo di una coalizione tra
Conservatori – Liberal-Democratici.
In questo caso i dibattiti addirittura sono stati allargati ai sette
esponenti politici di cui sopra. Il primo dibattito ha ospitato tutti e sette.
Il secondo solo i cinque che si schierano all’opposizione dell’attuale governo
britannico.
I criteri con sui sono state selezione le sette leadership sono i
seguenti:
– Leader di forze politiche nazionali che detengono rappresentanza
parlamentare (rientrano in questa categoria Cameron, Miliband, Clegg, Farage e
la Bennet).

– Leader di forze politiche locali di aree interessate al progetto di
Devolution della seconda metà degli anni ’90 che, oltre a detenere
rappresentanza parlamentare a livello nazionale, sostengono i propri governi
locali con una propria delegazione governativa (Sturgeon e Wood).

 4) Come ha funzionato il
sistema politico in questi anni?

Il sistema politico britannico è stato sempre sostanzialmente basato sul
bipartitismo. Ci sono stati nel corso degli ultimi decenni alcuni elementi
che hanno portato a modificare alcune caratteristiche di questo scenario senza
però comprometterne l’impianto sostanzialmente bipolare.
Elementi politici di
rilievo da segnalare sono stati:
-Le faide tra Asquith e Lloyd George negli anni ’10 e il conseguente
emergere dei Laburisti come forza politica alternativa ai Conservatori,
dinamica tra l’altro negli ultimi tempi emersa anche in Canada a scapito
proprio del Partito Liberale.
-La mutazione genetica di gran parte delle forze politiche in campo: i
Conservatori da forza politica tendenzialmente filo-europeista (fu un il tory Heath ad accompagnare Londra nella Comunità Europea) ha assunto
connotati euro-scettici dalla leadership della Thatcher, sposando l’idea
secondo cui il sistema europeo risultava eccessivamente assistenzialista,
vicino al capitalismo renano e dunque socialista. Al tempo stesso i Laburisti,
a seguito della nascita della Terza Via Ghiddensiana e dell’azione politica di
Tony Blair, hanno smarrito quello spirito economico keynesiano che li spingeva
verso posizioni autarchiche e contrarie allo spirito d’integrazione europea.
-La nascita del Partito Liberal-Democratico, generata dalla fusione tra il
vecchio Partito Liberale e la componente “di destra” (che si definiva
“Socialdemocratica”) del Partito Laburista di Michael Foot.
-Il ripetersi, nel corso dell’anno solare 1974, delle elezioni a seguito
dell’impossibilità di formare una maggioranza da parte dell’ex primo ministro
Edward Heath.
-La vittoria del Partito Conservatore di Winston Churchill alle elezioni
generali del 1951 pur avendo ottenuto un numero di voti assoluti inferiore al
Partito Laburista (conseguenze del maggioritario).
-La nascita di un governo di coalizione (prima volta dagli anni ’40)
composto da Partito Conservatore e Partito Liberal-Democratico nel 2010, a
seguito dell’impossibilità da parte di David Cameron di formare una maggioranza
monocolore.
Elementi di interesse dell’ultimo secolo a cui probabilmente si dovrà
aggiungere un nuovo capitolo nei prossimi giorni.

 5) Cosa accadrà giovedì 7
Maggio?

Cosa accadrà giovedì? Secondo molti commentari
la politica britannica negli ultimi 5 anni sta assumendo connotati sempre più
“continentali”, tesi a creare una forma di normalizzazione nei confronti di un
sistema politico che ha sempre fatto storia a sé (“Tempesta sulla Manica,
Continente Isolato”). Una dinamica scatenata dalla nascita del governo di
coalizione Cameron-Clegg (ma forse dagli stessi dibattiti tv tra i candidati)
quanto mai anomali Londra e sempre più ordinaria nel Continente (con effetti
nefasti, come le grandi coalizioni).

Se dunque il sistema politico britannico si è dimostrato “frammentato”
cinque anni fa, oggi risulta esserlo ancor di più. I sondaggi danno il Partito
Conservatore in testa per numero di seggi. Ma al tempo stesso vedono il Partito
Laburista non molto distaccato e molto più “facilitato” nel comporre uno
schieramento di centrosinistra in grado di sostenere un governo a guida
Miliband (uno schema insomma non molto dissimile da quello israeliano del 2009,
col Likud secondo partito del paese ma di fatto alla guida di una potenziale
coalizione di destra. 
Che in effetti formò un esecutivo dalla durata
quadriennale).

Le ipotesi in campo, per quanto riguarda gli esiti di queste
elezioni, sono comunque tre.
-Il Partito Conservatore si piazza al primo posto per numero di seggi ma
è impossibilitato a formare una maggioranza a causa del calo dei
Liberal-Democratici e dell’inconsistenza dell’Ukip di Nigel Farage. In questo
caso o si forma un governo di minoranza a guida Cameron o si torna alle urne
dopo qualche mese, sulla scia del precedente del ’74.
-Il Partito Laburista non ottiene la maggioranza assoluta dei seggi
(indipendentemente dal primo o secondo posto) ma forma un governo assieme al
Partito Nazionale Scozzese (che ha ereditato tutto il consenso Laburista in
Scozia) ed il Partito del Galles. In cui potrebbero però anche entrare
formazioni nord-irlandesi o addirittura i Liberal-Democratici come secondo
partner di governo. Ne nascerebbe insomma un governo di coalizione fin troppo
frammentato rispetto a quello del 2010.
-Nessuna formazione politica ottiene la maggioranza assoluta
(affermazione quest’ultima che mi sento di sottoscrivere) ma non ci sono spazi
per governi di coalizione a sinistra o per governi di minoranza a guida
conservatrice. Ne nasce un governo di grande coalizione Conservatori-Laburisti
sulla falsariga di quelli degli anni ’40 (per necessità belliche) o degli anni
’20 (per necessità politiche). In questo caso David Cameron ha grandissime
probabilità di ricoprire l’incarico di Primo Ministro ancora per un po’.

 Insomma, come avrebbe detto il premier britannico più popolare di sempre,
queste elezioni sono “un mistero avvolto in un enigma”. Che cercheremo di
districare nella tarda serata di giovedì 7 maggio.

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