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Grazie, signora Thatcher

Grazie per averci dato Ken Loach

Di Ludovica Sanfelice
Pubblicato il 8 Apr. 2013 alle 18:51

Margaret Thatcher si spegne in una suite del Ritz alla veneranda età di 87 anni. La sua mente, lucida, implacabile, feroce e visionaria però se ne era andata da tempo trasfigurandola in una anziana signora inglese innocua e svampita.

Eppure tutto si può dire, ma che fosse rassicurante proprio no. Nell’interminabile decennio degli anni Ottanta represse scioperi e manifestazioni, promosse politiche individualiste, scatenò una guerra, piegò la classe operaia senza la minima esitazione, scampò addirittura ad un attentato, rifiutò di trattare con i terroristi. Cambiò un paese e probabilmente non solo. Il soprannome di Lady di Ferro se lo guadagnò insomma col sudore. Anche perchè niente è gratuito, specie in una società mercantile.

Quando ho letto la notizia della sua morte, non sono stata contenta e non sono stata triste. Però mi sono fermata. Ho riflettuto sulla sua innegabile rilevanza storica -pensierino doveroso-, e ho enumerato mentalmente le ragioni per cui non la rimpiangerò -pensierino personale-. Ma non ero soddisfatta perchè prima di liquidare una faccenda mi piace guardarla al rovescio. Lo considero un esercizio a tutti gli effetti anche per sciacquare la coscienza dalla macchia di quell’abbonamento (annuale!) in palestra sfruttato tre volte e poi sepolto nel silenzio.

Così ho cercato qualche motivo di gratitudine nei suoi confronti -pensierino a piacere-.

E insomma ho capito. Ho capito che qualcosa per cui mi sento particolarmente in debito con la signora Thatcher c’è. Si chiama ‘Riff Raff’. Si chiama ‘Piovono pietre’. Si chiama Ken Loach.

Un mio amico, invece, le è grato per il Punk.

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