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Frullati locali a Povoado di Barra

Nelle regioni semiaride del Brasile, la "seca"riduce alla fame migliaia di persone. La risposta sono le reti locali di cibo

Di Action Aid
Pubblicato il 23 Ott. 2013 alle 17:02

Armanda è una insegnante del collegio Sant’Antonio, la scuola di Povoado di Barra, nel Municipio Ichu dello Stato di Bahia. Insieme ad altri quattro insegnanti gestisce ogni giorno circa 48-55 studenti per classe, dal primo anno di asilo al quinto anno della scuola primaria.

Nella scuola non esiste una vera e propria mensa: averne una è l’obiettivo di insegnanti e genitori, ma sia il Municipio che il Governo Federale continuano a rispondere di non avere risorse economiche sufficienti. Armanda e i suoi studenti, devono per ora accontentarsi di mangiare nel patio dell’edificio.

I pasti dei bambini di Sant’Antonio provengono però tutti dal mercato locale. Una modalità che implica diversi benefici per tutta la comunità di Povoado di Barra: i bambini possono avere pasti a base di alimenti locali, più freschi e senza conservanti; i piccoli agricoltori, riuniti in cooperative hanno un mercato, locale, sul quale vendere i loro prodotti; la scuola può assicurare pasti con costi contenuti. Parte del costo di ogni singolo pasto, che varia tra i 16 e i 25 centavos, è a carico del Governo Federale: l’istituto scolastico ha infatti stipulato un accordo con l’Assessorato per le politiche agricole, che garantisce che il cibo delle mense scolastiche sia il frutto dei raccolti dei piccoli agricoltori delle comunità. Una cooperativa di mamme prepara ottimi frullati con frutta di stagione mentre altre cooperative di produttori forniscono panini e sandwich.

In Brasile, un Paese dal Pil in costante crescita, 16 milioni di persone vivono in condizioni di estrema povertà. In particolare nelle regioni semiaride, il 60 per cento delle famiglie contadine degli Stati di Bahia e Pernambuco, vive con meno di due dollari al giorno: si tratta di famiglie costrette a lottare ogni giorno contro la “seca”, così i brasiliani chiamano la siccità, introiti incerti, la mancanza di infrastrutture e difficoltà a commercializzare i propri prodotti. In molti casi i contadini devono lottare contro un sistema di monocolture e contro l’uso di semi e brevetti di monopolio delle grandi multinazionali.

Nonostante tutti i bambini siano coinvolti nel ciclo educativo di base, in molti Stati i pasti forniti dalle scuole sono a base di alimenti importati, con la conseguenza che i prodotti locali non vengono promossi; si registra infatti, un consumo sempre maggiore di cibo proveniente dal sistema industrializzato, quindi a basso costo, ma anche con valori nutrizionali più bassi. Una tendenza che contrasta con l’idea di un’educazione alimentare legata al contesto e incentrata sulla promozione e il consumo dei prodotti locali.

La società civile brasiliana e il governo hanno sviluppato un piano nazionale per l’alimentazione nelle scuole (Programa Alimentação Escolar Pnae), in vigore dal 2009: si tratta di un programma per migliorare la sicurezza alimentare di bambini, adolescenti e giovani attraverso la ristorazione delle mense scolastiche, basata sull’approvvigionamento di cibo attraverso i contadini locali. Il Pnae infatti stabilisce che almeno il 30 per cento degli alimenti destinati al consumo nelle mense scolastiche debba provenire dal mercato locale. Il Pnae incontra ancora diverse difficoltà ad essere operativo, in quanto molte scuole e comunità non sono al corrente dell’esistenza del programma; gli agricoltori e le loro organizzazioni inoltre non sono abbastanza informati e hanno difficoltà ad organizzare la loro produzione in quantità tali da assicurare tutti i pasti, rispettando così le scadenze, elementi necessari per il buon funzionamento del programma.

Per questo molte organizzazioni, tra cui ActionAid, incoraggiano e aiutano i produttori locali a riunirsi in associazioni e cooperative, consentendo così alle comunità più povere e fragili di usufruire ad esempio dei programmi di stoccaggio e raccolta dell’acqua piovana o dei progetti nazionali di sostegno agli agricoltori indigenti. E quindi di accedere al programma Pnae.

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