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L’eterno mandato di Ennahda

Il partito al governo crede che la maggioranza ottenuta alle elezioni conferisca una verità assoluta e indiscutibile. Sono tempi bui per la Tunisia

Di Malek Triki
Pubblicato il 28 Feb. 2013 alle 00:15 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 17:08

Eterno mandato di Ennahda

A parte l’organizzazione delle prime elezioni libere nella storia del Paese, la politica tunisina degli ultimi due anni non ha raggiunto alcun risultato significativo. Queste elezioni libere hanno prima portato orgoglio e ottimismo, che sono però passati in secondo piano a causa del clima selvaggio che si è iniziato a respirare successivamente.

Sono diventate un incubo – uno dei molti nella nuova Tunisia – una maledizione più che una benedizione. Cosa hanno avuto di così speciale? Hanno dato una maggioranza parziale (e non totale) a un partito i cui giovani e sostenitori credono che “la legittimità data dalla maggioranza” sia una verità assoluta, la chiave per ogni porta, la cura per ogni ferita. Nella loro visione del sistema, quelli che hanno ottenuto la maggioranza sono quelli che possiedono la verità. Questo li rende infallibili e inattaccabili, almeno finché il loro mandato è attivo.

Dicono che Shat’yvah (il loro mandato), è la pietra miliare su cui l’universo si basa e va avanti. Legittimità è Sidrat al-Muntahah, l’albero della luce che brilla sull’universo dal settimo paradiso. Questo mandato elettorale è la ‘Verità Esaltata’. Nessuno può metterlo in dubbio. Così ha deciso il popolo. E visto che il popolo ha l’ultima parola non c’è ragione di fare domande. I nemici del partito Ennhada devono desistere! Filarsela! Andare! Non lanciarsi contro le spine della ‘legittimità’, devono sparire e piangere il loro triste destino di perdenti!

“O infedeli, prendete i vostri simili e i vostri martiri e andatevene dalla nostra legittimità”.

Questa infatti è la logica dei dogmi religiosi con i quali i sostenitori del partito Ennahda affrontano ogni critica. Per questo hanno creato decine di account su Facebook dove incitano all’omicidio in pieno giorno degli infedeli. A fianco di tutto questo c’è anche una massa di estremisti (non del partito Ennhada) che vagano per il Paese praticando violenza contro cittadini innocenti, intellettuali, artisti, giornalisti, bruciano il sacro Corano (!), e danno fuoco ai mausolei dei santi musulmani.

Questi elementi provano l’esistenza di una naturale e plausibile alleanza tra i militanti del partito in carica Ennhada ed estremisti chiamati erroneamente salafiti, un’alleanza tra lo zoccolo duro di Ennhada e i teppisti della setta kharagita. Questa unione ha un solo nemico: la società civile tunisina che crede nella libertà e scansa ogni tipo di dogma. Questa ostilità (che affonda le sue radici negli istinti tribali immorali) va contro la libera società tunisina e la sta portando sull’orlo di una barbarie mai vissuta: l’abisso degli assassinii politici.

Nonostante stiamo ancora aspettando la fine delle indagini sul suo omicidio, c’è un’ovvietà riguardo la morte dell’attivista di sinistra Chokri Belaid: non può essere stata ordinata da un partito dell’opposizione, o da chi si oppone all’ideologia dell’Islam politico, e nemmeno da chi si batte contro i dogmi ignoranti e puritani dei kharagiti. Più verosimilmente i mandanti dell’omicidio sono i difensori del corrente ‘mandato elettorale’, gli estremisti e i loro alleati, aiutati dal caos generato dal contesto di odio e risentimento che si respira nel Paese. Questi estremisti sono colpevoli dell’omicidio di un libero cittadino musulmano, che ha lasciato due figlie senza un padre. Non è azzardato ipotizzare che chiunque abbia commesso questo efferato omicidio pensi invece che sia stato un atto giusto al giudizio di Dio.

Questa è la tragedia della Tunisia di oggi. Una bestia maligna è uscita dal grembo di una madre buona e pura, e ora sta divorando i suoi figli. A meno che non si penta e accetti come un fatto compiuto questa ‘eterna legittimità’, è destinata a essere miserabile e disperata. Davvero, questa ‘legittimità’ è un mandato sfuggevole in una sfuggevole assoluta oscurità.

Dal blog Nawaat per The Post Internazionale
Traduzione di Samuele Maffizzoli

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