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Duane Buck, condannato perché nero?

Attivisti e leader denunciano l'esistenza di pregiudizi razziali a base della condanna e chiedono un nuovo processo.

Di Ettore Trozzi
Pubblicato il 22 Mar. 2013 alle 15:13

Un “giusto processo” è quanto viene chiesto in una petizione lanciata da oltre 100 attivisti dei diritti civili, tra cui avvocati, politici e uomini di chiesa, per il caso di Duane Buck, cittadino afroamericano condannato alla pena capitale per un duplice omicidio commesso nel 1995. Gli attivisti e gli avvocati del condannato denunciano che a base della condanna ci siano dei pregiudizi razziali dovuti al fatto che Buck avrebbe più probabilità di compiere altri crimini in futuro in quanto nero.

La scorsa settimana gli avvocati dell’imputato hanno presentato un nuovo appello, portando all’attenzione dei giudizi una nuova ricerca secondo la quale all’epoca dei fatti i neri venivano condannati tre volte di più rispetto ai bianchi alla pena di morte.

Contemporaneamente alla nuova richiesta degli avvocati è partita una campagna per chiedere un nuovo ed equo processo per Duane Buck. Tra i firmatari di questa petizione uno dei pubblici ministeri del processo, Linda Geffin, una sopravvissuta al duplice omicidio, Phyllis Taylor, oltre a vari leader della società civile come Laurel Bellows, dell’Ordine degli avvocati americani, e l’attuale presidente del NAACP (Associazione che si occupa dei diritti degli afroamericani) Todd Jealous.

“Questo caso è un esempio lampante di come i pregiudizi razziali sono entrati a far parte di un sistema giudiziario che dovrebbe essere giusto ed equo per tutti” ha dichiarato Jealous alla presentazione della campagna.

La giuria condannò a morte Buck nel 1997 dopo aver sentito uno psichiatra, Walter Quijano, chiamato a deporre dalla difesa per dimostrare che il loro assistito non avrebbe commesso altri atti criminali in futuro. Quijano, dopo aver analizzato il caso, testimoniò che l’imputato non sarebbe stato un rischio per la società sia per la sua precedente fedina penale pulita sia perché non aveva un’attitudine molesta. In sostanza il duplice omicidio era dovuto all’assunzione di droghe e non ad una sua qualche predisposizione a simili reati.Durante l’esame incrociato dell’accusa però lo psichiatra sostenne che i neri avrebbero più probabilità di compiere atti criminali per un qualche “fattore razziale”. Quest’ultima dichiarazione di Quijano fu utilizzata nelle argomentazioni finali che portarono alla condanna a morte.

 

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