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Quando la coca diventa benzina della corruzione

Il presidente del parlamento venezuelano sotto inchiesta per narcotraffico e riciclaggio di denaro

Di Fernanda Pesce Blazquez
Pubblicato il 26 Mag. 2015 alle 17:08

Diosdado Cabello è sotto inchiesta per narcotraffico e riciclaggio di denaro.
È il presidente dell’Assemblea Nazionale, il parlamento venezuelano.
L’agenzia antidroga federale degli Stati Uniti (DEA) sta svolgendo un’indagine su altri sei alti funzionari
dello Stato per lo stesso capo d’accusa, secondo quanto riportato dal
The Wall Street Journal in un’inchiesta che ha destato non poco
scalpore.

L’inchiesta, partita due anni fa e tuttora nel piano
delle indagini, si basa su dichiarazioni di ex trafficanti, militari
disertori e di alcuni informatori che hanno potuto osservare da vicino
la cupola del presidente venezuelano Nicolas Maduro.

Il 27 gennaio il quotidiano conservatore spagnolo ABC, ha pubblicato le dichiarazioni di Leamsy Salazar,
un ex militare venezuelano che accusava Cabello e altri funzionari di
essere collusi con il narcotraffico. Salazar è stato il capo della
scorta di Cabello e, per dieci anni, lo era stato anche di Hugo Chávez,
l’ormai defunto presidente della Repubblica del Venezuela.

Tra i principali sospettati per la presunta rete di narcotraffico, spicca il nome di Tareck el Aissami, governatore di Aragua, uno stato nel nord del Venezuela ed ex Ministro degli Interni. Anche la reputazione di Hugo Carvajal
è stata infangata. L’ex direttore dell’intelligence militare fu infatti
accusato dagli Stati Uniti nel 2008 di aver preso parte ai traffici
illeciti in collaborazione con il gruppo guerrigliero delle FARC, le
Forza Armate Rivoluzionarie della Colombia.

Il registro degli indagati non finisce qui. Il fratello di Cabello,
ministro dell’Industria è stato coinvolto in affari poco chiari, che
vedono protagonisti anche due alti funzionari della Guardia Nacional, il
corpo di sicurezza dello Stato.

Eppure, il principale obiettivo rimane Cabello. “Esistono ampie prove a testimonianza che sia Cabello uno dei capi, se non il capo stesso, del cartello”, ha riportato The Wall Street Journal.
Salazar ha spiegato come Il Cartel de los Soles trasporti droga con
l’aiuto di militari venezuelani e dichiarato che Cabello ne sarebbe a
capo.

Cabello ha naturalmente negato le accuse riguardo al presunto collegamento con il Cartel de los Soles,
che fino a qualche anno fa era solo una leggenda metropolitana. The
Wall Street Journal non ha menzionato il cartello, ma assicura che il
Venezuela sia il crocevia delle organizzazioni dei narcotrafficanti da
cui parte  la cocaina, destinata agli Stati Uniti e all’Europa.

Il colombiano Roberto Méndez Hurtado,
processato in Florida, è uno tra i narcos la cui testimonianza conferma
le negoziazioni tra il governo venezuelano e i trafficanti. Méndez
Hurtado aveva incontrato varie volte gli alti funzionari dello Stato per
gestire il trasporto di cocaina dal Venezuela agli Stati Uniti. La
cocaina, trasportata dal narco fino in Venezuela, arriva via aerea o
navale fino alle isole dei Caraibi, prima di raggiungere la tappa finale
negli Usa.

Cabello ha querelato il quotidiano venezuelano El Nacional, nella speranza di riuscire a imbavagliare la stampa. Il direttore del giornale, Miguel Henrique Otero,
rivela di aver agito correttamente. La querela è legata alle
dichiarazioni pubblicate prima dal quotidiano spagnolo ABC, confermate
poi dall’inchiesta del The Wall Street Journal circa le investigazioni
della DEA. Nel frattempo, Cabello non ne vuole sapere di concedere
un’intervista a El Nacional e mantiene la bocca chiusa. Otero non teme
il processo per diffamazione né il carcere.  

Il presidente
Maduro ha però rotto il silenzio, affermando lo scorso martedì che
chiunque vada contro Cabello, stia andando anche contro di lui. Maduro difende il presidente dell’Assemblea Nazionale a spada tratta, dipingendolo come vittima di un attacco mediatico dell’ultra-destra.

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