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Berlino dieci anni dopo

Berlino Est quando tutto era possibile. Quando era sacrilegio andare a Ovest. Con in testa Battiato e i CCCP

Di Carlos D'Ercole
Pubblicato il 4 Feb. 2013 alle 12:24 Aggiornato il 27 Nov. 2018 alle 15:27

Berlino dieci anni dopo

Du hast noch einen Koffer in Berlin”. Hai sempre una valigia pronta ad aspettarti a Berlino. Fu così che mi salutarono i compagni di stanza, citando una vecchia canzone di Marlene Dietrich.

Settembre 2003. Finiva un’estate magica vissuta tra Mitte e Prenzlauer Berg, nel cuore di Berlino Est.

Sarà stata la stagione della flanerie, ma non ho mai più ritrovato in questi anni in giro per il mondo l’energia, la voglia di sperimentare, la spensieratezza che si avvertiva in quella Berlino Est, 15 anni dopo la caduta del muro.

Tutto era a portata di mano, affitti irrisori, appartamenti abbandonati che in pochi giorni venivano convertiti in gallerie, negozi dismessi in cui si improvvisavano happening teatrali alle 3 del mattino, i Chemical Brothers da Cookies, le serate Russendisko al Kaffee Burger organizzate da Vladimir Kaminer, Ani di Franco in una chiesa sconsacrata, Terry Richardson al KaDeWe, le notti retro al Club der Republik, in un vecchio palazzo governativo della DDR.

In quei due mesi mi capitò di andare a Berlino Ovest una sola volta, un mondo distante anni luce. Mi colpì all’uscita della metro il severo monito iscritto in una targa che ricordava lo sterminio di Treblinka, Baden Baden, Auschwitz: “Um nie zu vergessen”. Per non dimenticare mai.

Sono passati dieci anni e mi raccontano che la “gentrification” ha colpito anche Berlino Est. È il destino dei quartieri nati sotto il segno dell’arte e sepolti sotto le macerie della movida.

Adesso a quanto pare lo “Zeitgeist” si è trasferito a Neukölln.

Mi toccherà fare un salto per vedere. Male che vada finirò da Günther al Bar Kapelle.

Dietro al bancone c’è sempre la mia valigia.

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