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Arabia Saudita, attivisti in galera

Un tribunale speciale condanna due attivisti per i diritti umani e dissolve la loro associazione.

Di Ettore Trozzi
Pubblicato il 18 Mar. 2013 alle 17:46

Fondare un’organizzazione a tutela dei diritti umani in Arabia Saudita non è cosa gradita alla famiglia reale. E’ quanto ha deciso la Corte di Riad che ha condannato, lo scorso 9 marzo, due uomini a pene che arrivano a oltre 10 anni di carcere.

I due condannati, Mohammed al-Qahtani e Abdulla al-Hamid, avevano fondato nel 2009 l’Associazione Saudita per i diritti civili e politici (Acpra) che ha tra i suoi obiettivi quello di denunciare gli abusi dei diritti umani nel Paese.

Molto discutibili i capi di imputazione che hanno portato alla condanna dei due attivisti: rottura del vincolo di fiducia con la famiglia reale, offesa alla famiglia reale, messa in discussione dell’integrità delle autorità, tentata minaccia alla sicurezza, incitamento ai disordini mediante convocazione di manifestazioni, diffusione di informazioni false a gruppi stranieri, violazione dell’art. 6 della legge sull’informazione tecnologica e costituzione di un gruppo privo di autorizzazione.

Dura la reazione di Human Rights Watch, ong internazionale a difesa dei diritti umani, che ha fortemente criticato il governo saudita.

“È semplicemente un caso oltraggioso, che mostra cosa sono disposte a fare le autorità saudite pur di mettere a tacere i sostenitori delle riforme e dei diritti umani” ha dichiarato Eric Goldstein, vicedirettore per il Medio Oriente e il Nordafrica di Human Rights Watch. “Le autorità saudite devono rilasciare immediatamente al-Qahtani e al-Hamid , ritirare le accuse e mettere fine ai processi politici” ha concluso Goldstein.

L’attività dell’Acpra è stata fortemente osteggiata dal governo saudita. Già nel 2011 l’allora direttore Mohammed Saleh al-Bejadi fu arrestato durante una delle manifestazioni della Primavera araba. Alcuni mesi dopo al-Bejadi fu formalmente accusato di numerosi crimini tra cui essere insorto contro il sovrano, aver preso parte a manifestazioni e aver mantenuto rapporti con i media stranieri.

Dopo l’ultima sentenza della Corte Penale, l’Acpra è diventata un’associazione illegale e ora si temono nuovi arresti nei confronti di attivisti e simpatizzanti.

Le violazioni dei diritti umani nel Paese saudita sono molto frequenti: il 12 marzo sette ragazzi di età compresa trai 20 e i 25 anni sono stati condannati a morte e fucilati per una rapina, atto definito “di estrema brutalità” da Philip Luther, direttore del Programma Medio Oriente e Nordafrica di Amnesty International.

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