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Una nuova scoperta fossile in Israele potrebbe riscrivere la storia dell’evoluzione umana

Credit: Israel Hershkovitz/ Tel Aviv University

 La specie umana potrebbe aver lasciato l'Africa molto prima di quanto pensiamo secondo la datazione di alcuni fossili trovati nella grotta di Misliya, in Israele, nel 2002

Di Laura Melissari
Pubblicato il 26 Gen. 2018 alle 13:49 Aggiornato il 27 Mar. 2018 alle 16:32

Alcuni fossili ritrovati da un team di ricercatori in Israele forniscono nuove informazioni sulle migrazioni della specie umana dall’Africa verso altri continenti, in particolare verso il Medio Oriente.

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Le datazioni dei fossili provenienti da Israele indicano che la nostra specie, l’Homo sapiens, si era spostata dal continente africano già 185.000 anni fa, circa 80.000 anni prima di quanto ipotizzato finora.

La ricerca è stata pubblicata dalla rivista Science.

Il ricercatore israeliano Israel Hershkovitz ha detto alla Bbc che la scoperta potrebbe mettere in discussione le teorie recenti sull’evoluzione umana.

“Dobbiamo riscrivere l’intera storia dell’evoluzione umana, non solo per la nostra specie ma per tutte le altre specie che vivevano al di fuori dell’Africa in quel momento”, ha spiegato il ricercatore dell’Università di Tel Aviv.

Il professore Chris Stringer del Museo di storia naturale di Londra, che non era coinvolto nello studio, ha commentato dicendo: “La scoperta rompe il limite di 130.000 anni stabilito da tempo sulla presenza di esseri umani al di fuori dell’Africa”.

La nuova datazione suggerisce che potrebbero esistere Homo sapiens provenienti dalla regione dell’Asia occidentale e che gli esseri umani di quell’epoca interagissero con altre specie umane ormai estinte.

I fossili analizzati sono frammenti di una mascella con 8 denti, trovata nella grotta di Misliya, sul monte Carmelo in Israele, nel 2002.

I ricercatori hanno confermato che l’osso mascellare apparteneva a un essere umano moderno eseguendo scansioni di tomografia computerizzata (CT), costruendo un modello virtuale 3D e confrontandolo con fossili umani arcaici provenienti dall’Africa, dall’Europa e dall’Asia, oltre a resti umani più moderni.

Tre diversi metodi di datazione, condotti in tre laboratori distinti, ognuno ignaro dei risultati degli altri, sono giunti alla conclusione che i resti fossilizzati risalivano a un’epoca compresa tra i 177.000 e i 194.000 anni.

Prima di allora, le prove più antiche di umani che abitavano in luoghi diversi dell’Africa provenivano dai siti archeologici di Skhul e Qafzeh in Israele, e risalivano a un’epoca molto più recente, tra i 90.000 e 125.000 anni fa.

L’ipotesi che la nostra specie possa aver lasciato l’Africa anche prima dell’epoca suggerita dagli ultimi studi non è da escludere.

Alcune recenti scoperte di fossili umani trovati in Cina e risalenti a 80.000-120.ooo anni fa hanno inoltre suggerito che le prime ondate migratorie dall’Africa verso l’Eurasia, fossero in realtà molto più antiche di quanto non si pensasse fino a quel momento.

Altre scoperte hanno fatto luce su quando gli umani in Africa si sono evoluti per assumendo una anatomia vicina a quella moderna. L’anno scorso, una squadra di ricercatori aveva annunciato la scoperta in Marocco di fossili ritenuti appartenenti all’Homo sapiens e risalenti a 315.000 anni fa.

Fino a quella scoperta si credeva che l’origine della nostra specie risalisse a circa 200mila anni fa, in base alle scoperte di reperti fossili trovati in Etiopia e risalenti a 195mila anni fa.

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