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La scienza ha cattive notizie per chi ama le patatine fritte

Un recente studio mostra che il consumo di ricette a base di patate, associate all'olio di frittura, può aumentare il rischio di morire prematuramente

Di TPI
Pubblicato il 16 Giu. 2017 alle 13:10 Aggiornato il 20 Apr. 2018 alle 17:33

Sono tantissime le persone nel mondo che non sanno resistere al fascino culinario delle patatine fritte. Per loro, oggi, la scienza ha cattive notizie.

Secondo un recente studio dell’American Journal of Clinical Nutrition, chi mangia patatine fritte è più esposto al rischio di morte precoce.

La ricerca, effettuata su un campione di 4.440 persone di età compresa tra 45 e 79 anni, nel corso di otto anni, ha riscontrato che un maggiore consumo di french fries è stato associato a un aumento del rischio di morte precoce. Le persone che mangiavano patatine fritte due o tre volte alla settimana aveva il doppio delle probabilità di morire prematuramente rispetto a quelli che non le mangiavano regolarmente.

Il pericolo non è rappresentato solo dalle patatine fritte, ma anche da altre ricette a base di patate cucinate nelle friggitrici, ha dichiarato alla Cnn l’autore principale della ricerca, Nicola Veronese, del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Padova.

Questa notizia si rivela particolarmente cattiva per i cittadini statunitensi. Un terzo di tutti gli ortaggi consumati dagli americani è rappresentato dalle patate. Circa il 70 per cento di questi ortaggi viene consumato negli Stati Uniti dopo essere stato congelato, secondo quanto riferisce un articolo del 2015 del Washington Post.

Secondo la ricerca il pericolo non riguarda tutto il consumo di patate. Quelle non fritte, al forno o cucinate con altri metodi non sono associate all’aumento della probabilità di morte precoce.

Lo studio è di natura osservazionale, e non dimostra che le patate fritte portano a morte prematura. Si limita a evidenziare che i due fattori sono associati. Veronese ha riferito inoltre alla Cnn che saranno necessarie ulteriori ricerche per stabilire una conclusione più puntuale, aggiungendo che il fattore di rischio più alto potrebbe essere rappresentato dall’olio da cucina.

“Anche se si tratta di uno studio osservazionale, crediamo che l’olio da cucina, ricco acidi grassi trans, è un fattore importante per spiegare la mortalità di coloro che consumano più patate”, ha detto Veronese.

Questa teoria non è certo una sorpresa. Altre ricerche scientifiche in passato hanno mostrato che le persone che mangiano maggiormente alimenti fritti hanno un rischio maggiore di contrarre il diabete di tipo 2 e malattie cardiache.

“Le patatine fritte potrebbero essere un importante fattore di rischio per la mortalità: il loro consumo dovrebbe essere fortemente limitato”, ha concluso Veronese.

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