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Facebook prepara un satellite per portare Internet dove ancora non c’è

Facebook vuole lanciare nello spazio Athena, il proprio satellite internet, entro il 2019. Credits: Getty/AFP

Metà della popolazione del pianeta si trova ancora offline

Di Viola Stefanello
Pubblicato il 23 Lug. 2018 alle 09:17 Aggiornato il 23 Lug. 2018 alle 09:20

Facebook sta lavorando a un satellite, o meglio a una “costellazione” di piccoli satelliti, da lanciare nell’orbita terrestre bassa entro i primi mesi del 2019 per portare una connessione Internet in quelle vaste regioni della terra dove non è ancora arrivata.

Un report dell’International Telecommunication Union (ITU) in collaborazione con l’UNESCO mostrava che quasi metà della popolazione globale vive ancora senza la possibilità di accedere a internet.

Molti paesi stanno stendendo cavi di fibre ottiche per ottenere una connessione più veloce, ma deporli è talvolta molto costoso e, in certe parti del pianeta, fisicamente difficile.

Questo significa che in alcune parti del pianeta, le persone si collegano a Internet connettendosi a satelliti geostazionari della grandezza di un autobus, ma questo risulta comunque in una connessione molto più lenta e difficoltosa di quella che si ottiene collegandosi a dei cavi.

Per questo diverse compagnie credono che il modo migliore per portare online i miliardi di persone che al momento non hanno accesso a Internet sia lanciare nello spazio delle “costellazioni” di piccoli satelliti che si fermino nell’orbita terrestre bassa, tra i 185 e i 2300 kilometri dalla superficie terrestre.

Una di queste compagnie, ha scoperto Wired, è Facebook. Il social network si affianca in questo progetto ad altre compagnie come SpaceX di Elon Musk e OneWeb, di Softbank.

In alcune e-mail ottenute dalla Commissione Federale per le Comunicazioni statunitense si legge infatti che Facebook intende lanciare Athena, il proprio satellite Internet personale, entro il 2019. La compagnia di Elon Musk ha già mandato i suoi primi due satelliti Starlink nel febbraio 2018.

Lo scopo è quello di “fornire in modo efficente un accesso alla banda larga alle zone non fornite o sotto-fornite del pianeta”.

“Crediamo che la tecnologia satellitare sarà importante per incoraggiare la prossima generazione di infrastruttura a banda larga, rendendo in tal modo possibile portare la connessione a banda larga nelle regioni rurali dove la connettività Internet ha delle lacune o non esiste”, ha detto un rappresentante della compagnia.

Questa mappa, tratta dal report di ITU e UNESCO, mostra il grado di penetrazione della banda larga mobile nei vari paesi.

Le altre iniziative di Facebook per combattere il divario digitale

Questo satellite non è la prima iniziativa ideata dalla compagnia di Mark Zuckerberg per fornire a miliardi di persone una connessione Internet accessibile e di qualità.

Nel 2o13, Facebook aveva annunciato Internet.org, un’iniziativa multilaterale e ambiziosa per connettere le persone prive di accesso al web.

Il suo programma più controverso è Free Basics, una piattaforma che offre agli abitanti di oltre 60 paesi l’accesso semplificato a un certo numero di siti, tra cui Facebook stesso.

L’iniziativa è stata criticata perché porterebbe, paradossalmente, a un allargamento del divario digitale tra paesi sviluppati e in via di sviluppo, creando utenti di serie A e di serie B. L’India ha reso illegale il programma nel 2016.

C’è poi Connectivity Lab, un gruppo di ricerca per sviluppare nuove tecnologie che facilitino l’accesso a Internet, tra cui, appunto, i satelliti.

I motivi per cui moltissime aree del pianeta sono ancora tagliate fuori dall’accesso a Internet sono molteplici. Dietro al divario digitale stanno diverse variabili come condizioni economiche avverse, l’assenza di infrastrutture di base come, nei paesi più poveri, delle linee telefoniche standard, e l’analfabetismo informatico degli utenti, ignari delle opportunità offerte da Internet.

È il caso dell’Africa, dove esiste ad esempio un sistema di cavi sottomarini che collega il continente lungo più di 10mila chilometri, dal Sudan al Sud Africa. Nonostante l’esistenza di questa infrastruttura, gli abitanti dei paesi percorsi da questi cavi non può permettersi l’accesso a una tecnologia tanto costosa e rimane, dunque, disconnessa dal resto del mondo.

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