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Vincenzo Falabella, presidente FISH Onlus ““Le paralimpiadi insegnino alla politica che questo Paese deve diventare accessibile”

Parma, Italy - October 2020: Parma, Italy - October 2020: Athlete Girl with Helmet Riding her Hand Bike on a Track in a Sunny Day in Public Street
Di Redazione TPI
Pubblicato il 13 Set. 2021 alle 13:47

“L’incredibile successo dei nostri atleti paralimpici a Tokyo dovrebbe insegnare alla politica del nostro Paese quanto l’accessibilità sia fondamentale per le persone con disabilità ma soprattutto vorrei dire per le persone”. Così Vincenzo Falabella, presidente nazionale della FISH (Federazione Italiana Superamento Handicap).

“Abbiamo visto compiere grandi gesti sportivi ma posso assicurare che migliaia di persone compiono grandi gesti nella loro quotidianità. Quello che le paralimpiadi ci hanno insegnato è che certi traguardi vengono raggiunti anche grazie alle nuove tecnologie, oltre che da una forza di volontà infinita. Questo è un aspetto molto importante perché oggi, purtroppo, troppe persone con disabilità non hanno accesso a dispositivi complessi che li aiutino nel quotidiano. Eppure la stessa Costituzione ci dice che ogni ostacolo che impedisca la piena cittadinanza dovrebbe essere rimosso. Non è così. Per molti l’inclusione è ancora un obiettivo lontano”.

Cosa impedisce alle persone con disabilità il pieno accesso alle tecnologie d’avanguardia degli ausili medici?

“Purtroppo ancora una volta la burocrazia è la nostra più grande nemica. Non ci si rende conto che un ausilio medico è l’ultimo tassello di un lavoro d’equipe che parte innanzitutto dalle esigenze specifiche del singolo. Il medico, il tecnico, affiancano la persona con disabilità per far sì che la sua quotidianità migliori. E quindi che cambi in maniera radicale la qualità della vita. Oggi ci troviamo di fronte a una disponibilità parziale del Servizio Sanitario Nazionale sui Livelli Essenziali di Assistenza dove ancora troppe voci sono fuori capitolo. Si deve intervenire. Sia da parte del Governo centrale che delle Amministrazioni locali. Parliamo soprattutto di un fondamentale impatto sociale. Torniamo ancora all’esempio degli atleti paralimpici. Bene, hanno fatto un triplo miracolo. Il primo è quello sportivo, indiscutibile. Poi c’è il miracolo di dover sfidare ogni giorno un mondo esterno che non include la disabilità. Infine, in quanto sportivi, devono anche affrontare le enormi difficoltà logistiche e di carenze di impiantistica sportiva nel nostro Paese che è già grave per gli atleti normodotati, figuriamoci per i portatori di un handicap. Ma quello che davvero dobbiamo capire è che la disabilità è una interazione costante con l’ambiente esterno. E il cittadino deve essere messo in grado di affrontare con fiducia il mondo ogni volta che esce di casa”.

Per questo è importante che l’attuale modello di acquisto e il sistema di classificazione degli ausili, oggi previsto con i nuovi Lea approvati nel 2017, andrebbe rivisto perché non solo penalizza le persone con disabilità grave e complessa, ma ostacola e impedisce una individuazione dell’ausilio effettuato sulle reali necessità del paziente.

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