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    Impossibile nascere a Termoli: chiuso l’ultimo punto nascite del comune del Molise

    Di Giulia Angeletti
    Pubblicato il 30 Giu. 2019 alle 18:14 Aggiornato il 30 Giu. 2019 alle 18:36

    Termoli chiuso punto nascite: nel comune molisano non si può nascere

    Termoli chiuso punto nascite | Ogni donna in gravidanza dovrebbe avere assicurato il diritto di partorire nell’ospedale più vicino al suo luogo di residenza. Come in una equazione inversa, quindi, ogni bambino dovrebbe avere il diritto di nascere nel luogo dove vivono i suoi genitori.

    Purtroppo, però, questo diritto sembra essere venuto meno per i futuri cittadini di Termoli, comune molisano di circa 33mila abitanti della provincia di Campobasso, e per le loro madri (e padri). Secondo quanto racconta Repubblica, infatti, “tra la vetta del Meta e la valle del Fortore” erano tre i Punti nascita rimasti e ora il Commissario ad acta, Angelo Giustini, ha eliminato quello di riferimento per il Comune della piccola regione del Meridione, situato nell’Ospedale San Timoteo.

    A Termoli, quindi, non sarà più possibile nascere. Per partorire sarà necessario raggiungere Vasto, quindi l’Abruzzo, un’altra regione, perché è quello il punto nascita più vicino, a 30 chilometri. Il motivo della chiusura del Punto nascita dell’ospedale in provincia di Campobasso è che nel 2018 le nascite sono state poche, 353 totali – quindi meno di una al giorno – e i numeri del 2019 sono decisamente peggiori. E se non ci sono abbastanza nascite, e si va quindi sotto la soglia minima di mille nascite l’anno (500 nel caso di situazioni complesse), non è possibile garantire gli standard di sicurezza e la sostenibilità degli investimenti nella struttura ospedaliera.

    Le ragioni di questo sono diverse e articolate e ad averle spiegate a Repubblica sono stati direttamente i ginecologi – quei pochi rimasti – del San Timoteo. “In tutto il Molise non esiste più un solo primario di ostetricia e ginecologia, sono tutti “facente funzione”, ha infatti raccontato con indignazione un medico della struttura termolese che da ora in poi garantirà alle partorienti solo le situazioni d’urgenza e il trasferimento assistito “verso il punto nascita appropriato”.

    “Non sai nemmeno con chi prendertela. La politica non sa programmare, e fa amministrare la sanità da amici incompetenti”, sono sempre le parole, questa volta cariche di rassegnazione, del ginecologo. In Molise, in sostanza, i luoghi dove è possibile far nascere il proprio figlio sono Campobasso (70 chilometri da Termoli) e Isernia, comune il cui punto nascita ha rischiato la stessa sorte del San Timoteo.

    “Certo che è giusto chiudere se si fan poche nascite, ma perché succede? Perché la politica da dieci anni non assume un ginecologo al posto di chi va in pensione. Siamo rimasti in tre e mezzo, qui. E una donna dove va a partorire, se non dal ginecologo di fiducia?”, ha spiegato un altro strutturato.

    “Una volta qui ne facevamo nascere più di mille, poi è arrivata la crisi delle nascite, e i politici hanno distrutto la sanità molisana”, è invece il racconto di un’ostetrica del reparto che entro breve tempo si trasformerà in un deserto (se non lo è già). Il personale ricorda che una volta, inoltre, la struttura ospedaliera poteva vantare anche diversi ottimi specialisti e che le persone si recavano al San Timoteo “da mezza Italia” apposta per avere una loro visita o per sottoporsi a un’operazione.

    Adesso tutto si è trasferito a Vasto dove, sempre a dire del personale dell’ospedale molisano “ora si fregano le mani”. “Per attirare le mamme dicono che fanno il parto in acqua… mica vero, è folklore”, raccontano.

    Alcune “mum to be” termolesi si sono rassegnate a questa situazione, mentre altre hanno invece deciso di protestare, motivo per cui è nato “Voglio nascere a Termoli”, un gruppo Facebook con 2.500 iscritte. “Chiediamo che il Punto nascite resti aperto perché i burocrati che lavorano coi numeri non possono toglierci il diritto di far nascere qui nostro figlio. Così il Molise sparisce, che schifo, lo stanno smantellando un po’ alla volta. Tanti medici se ne sono andati, altri ospedali offrono cose che noi non abbiamo: il parto in acqua, il parto indolore…”, ha spiegato l’organizzatrice del gruppo, Cinzia Ferrante, 35 anni.

    A spalleggiare la protesta delle future mamme anche Donato Toma, presidente della Regione, che sta cercando di sollecitare l’intervento dei ministri di Salute ed Economia.

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