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Meloni voleva reintegrare i medici no vax per problemi di organico, ma gli interessati sono meno di 2mila

Di Massimiliano Cassano
Pubblicato il 2 Nov. 2022 alle 18:48 Aggiornato il 2 Nov. 2022 alle 18:49

“L’obbligo vaccinale è scaduto lo scorso giugno e sopravviveva fino a dicembre per gli operatori sanitari. Noi abbiamo deciso di anticipare al primo novembre la fine dell’obbligo e questo ci consente di recuperare 4mila persone ora ferme in un sistema sotto–organico“. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha annunciato così nella conferenza stampa dopo il Consiglio dei ministri i motivi dietro il provvedimento che ha fatto scattare il reintegro negli ospedali dei medici no vax. Una scelta dettata quindi da motivi organizzativi e di carenza di personale, più che da questioni sanitarie. Ma stando ai numeri diffusi dalla Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri (Fnomceo) – che ha difeso la decisione del governo – sarebbero solamente 1878 i medici interessati dal provvedimento.

Sul totale di 4mila sospesi – infatti – oltre 400 sono odontoiatri e tra i medici il 47% ha più di 68 anni, quindi non rientra nell’organico del Servizio sanitario nazionale. L’incidenza sarebbe quindi troppo bassa per considerare il decreto come un effettivo aiuto al sistema. Al 31 ottobre, rileva la Fnomceo, erano 4004 i medici e odontoiatri sospesi, vale a dire lo 0,85% dei 473.592 iscritti. Dei 1878 pronti a rientrare “la percezione è che la maggior parte siano liberi professionisti, ma non abbiamo, su questo, dati certi”, commenta Filippo Anelli presidente di Fnomceo. “Quello che possiamo dire – ha aggiunto – è che gli ordini si sono prontamente adeguati alle nuove disposizioni. Ringraziamo quindi tutti i presidenti e il personale per il lavoro che hanno svolto in questi mesi e che ancora stanno svolgendo per ottemperare alla legge”. Per Anelli “la norma durante l’emergenza ha funzionato bene”: “Avevamo una media di 80 decessi al mese, che quella legge ha fermato. Ma adesso la situazione epidemiologica consente il ritorno alla normalità. Resteranno le mascherine e la prudenza”.

Il virologo Fabrizio Pregliasco non ha nascosto il suo disappunto per la scelta del governo: “È un intervento di bandiera, identitario – ha detto in un’intervista al Corriere – che non ha un effetto particolare, perché alla fine si tratta di una piccola percentuale di operatori, ma spiace che venga adottato in modo così brusco producendo un effetto negativo sulle vaccinazioni. Si insinua un aspetto di dubbio anche da parte delle istituzioni sul valore della vaccinazione. Di fatto è una specie di revisionismo sul passato”.

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