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Perché è assurdo credere che i migranti portino la malaria

Credit: Reuters

Due esponenti di Amref Health Africa spiegano a TPI cosa c'è di sbagliato in questa credenza

Di Lara Tomasetta
Pubblicato il 7 Set. 2017 alle 16:55 Aggiornato il 18 Apr. 2019 alle 10:39

“Ci stiamo battendo in queste ore affinché il caso di Sofia Zago non sia strumentalizzato dalle campagne mediatiche e politiche che alimentano l’odio contro i migranti”. Guglielmo Micucci, direttore di Amref Health Africa in Italia, parla a TPI delle bufale sul caso della bambina di Trento morta di malaria all’ospedale di Brescia.

“Quella cui ci troviamo di fronte è una tragedia, ma non dobbiamo strumentalizzarla. La malaria è una malattia terribile presente in tutto il mondo: i dati del 2015, parlano di 300 milioni di casi. Fra questi, 300 milioni annui, di cui il 90 per cento in Africa e 500mila morti ogni anno. Parliamo di migliaia di bambini. Ma è una tragedia che non tocca l’Italia, i numeri parlano chiaro”.

Sul processo di trasmissione cosa può dirci?

La malaria è una malattia che da anni è studiata dagli scienziati. Si parla già di una prima sperimentazione per un vaccino-test tra il 2018 e il 2020. Ma la letteratura medica sul tema già attesta che non c’è un processo di migrazione della malaria dall’Africa all’Europa.

Legare le migrazioni delle popolazioni africane a questa malattia è semplicemente una bufala. Si tratta, lo ripeto, di una schifosa strumentalizzazione.

In Italia cosa sta succedendo?

Quello che avviene è già sotto il controllo dell’Istituto superiore di sanità. I rischi che ci sono attualmente sono dovuti all’aumento dei movimenti globali dell’essere umano, come il trasporto delle zanzare nelle valigie, ma riguardano movimenti globali di persone che vanno ben oltre il concetto di migrazione.

Il rischio riguarda tutte le malattie trasmissimili e che possono ripresentarsi con casi isoalti in paesi dove non sono più presenti.

Chi si ammala in Africa e giunge nel nostro paese può contagiare altre persone?

Questa è un’assurdità. Le faccio un esempio per smontare questa bufala. Qualche anno fa, all’epoca dell’ebola, si credeva che la malattia sarebbe arrivata anche in Italia sempre a causa delle migrazioni.

Una persona che ha contratto l’ebola e viaggia nel Mediterraneo non sopravvive, perché il fisico non resiste. Con la malaria il processo di incubazione è sicuramente diverso e più lungo, ma la questione non cambia molto. Quando parliamo di cinque milioni di infetti, parliamo di persone debilitate. Se io prendo la malaria ho un fisico che mi permette di rispondere, ma quando la malattia tocca categorie più vulnerabili ha un processo di violento e porta velocemente alla morte.

È ridicolo pensare che un migrante malato sia in grado di percorrere l’intero tragitto, giungere in Libia e da lì partire per l’Italia, riuscendo a sopravvivere.

C’è quindi da avere paura?

Assolutamente no. Sul caso della bambina morta a Brescia non si conoscono le circostanze del contagio. Questo è l’unico che si sia mai presentato in Italia, paese nel quale sono giunti 200mila migranti solo quest’anno.

Senza considerare che il numero degli italiani che vanno in vacanza in Africa è tre volte superiore. È più facile che una zanzara sia portata nelle valigie piuttosto che il processo inverso.

***

Sul caso abbiamo intervistato anche Jared Oule, esperto di malaria per Amref.

Come si trasmette la malaria?

È una malattia che si trasmette con il morso di una zanzara anofele femmina infetta.

Disponiamo di prove di trasmissione da essere umano a essere umano?

Esistono indizi di trasmissioni congenite, ma non sono mai state quantificate. È anche possibile trasmettere la malaria per via sanguigna, con le trasfusioni, se un donatore di sangue non ha ricevuto i controlli specifici per la malattia.

Qual è la distanza maggiore che può percorrere una zanzara?

Il raggio di spostamento normale di una zanzara è di circa un chilometro, ma grazie al vento può arrivare fino a 10 chilometri.

Qual è la probabilità di morte se la malaria è diagnosticata e trattata in tempo?

In Kenya chiediamo di cercare cure immediate, ossia entro 24 ore dall’arrivo della febbre per evitare complicazioni e casi gravi, che possono diventare fatali. Il tasso di mortalità dipende dalla presenza o meno di complicazioni nell’infezione al momento della diagnosi e dalla disponibilità di strumenti negli istituti. Se è riconosciuta come severa, le probabilità di morte sono significativamente maggiori rispetto al caso contrario.

Esistono vaccini per la malaria?

La maggior parte dei vaccini contro la malaria sono in fase sperimentale. Il vaccino più avanzato utilizzato si chiama RTSS. Ha passato la fase tre della sperimentazione ed è al momento sottoposto al sistema di approvazione dell’Oms.

Le difficoltà nell’ottenere vaccini contro la malaria includono i costi di sviluppo e la natura temporanea dell’immunità data dalle vaccinazioni. Un vaccino sarà testato in Kenya e in altri due paesi africani il prossimo anno.

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